Festival dell’Economia 2022 – La corsa dei privati alla conquista dello spazio

La conquista del cosmo non si è esaurita con il primo uomo sulla Luna né con la sonda approdata su Marte, anzi, si arricchisce continuamente di nuovi contendenti. Nel pomeriggio di domenica 5 giugno, al Festival dell’Economia, presso il Forum ITAS, si è parlato delle potenzialità di questa nuova corsa allo Spazio, i cui protagonisti non sono più le grandi agenzie come la NASA, bensì i privati.

«Prima lo Spazio era collegato al fascino della scoperta e c’erano pochi satelliti di grandi dimensioni. Oggi le misure sono quelle di una scatole di scarpe, il prezzo è relativamente basso e l’assemblamento facile. In orbita esistono delle vere e proprie costellazioni di satelliti» così Roberto Battiston, professore dell’Università di Trento, introduce il cambiamento avvenuto nello Spazio. Grande numero di satelliti che porta sicuramente dei vantaggi, poiché permette di avere continue fotografie di tutta la superficie terrestre e, di conseguenza, importanti informazioni strategiche quali la presenza di combustibili in deposito, l’espandersi di campi profughi e di zone agricole nei deserti, l’avanzamento della deforestazione e la situazione delle risorse idriche. Si tratta di un’enorme mole di dati alla base della cosiddetta space economy.

Una domanda, però, sorge spontanea: quali benefici può portare alla vita dei normali cittadini l’investimento nello spazio? A rispondere è Anilkumar Dave, esperto in Space Economy e Open Innovation: «Lo spazio è più vicino a noi di quanto pensiamo, l’investimento – pubblico e privato – in questo ambito ha una ricaduta diretta e influenza molto la vita di tutti i giorni. La tecnologia spaziale, le infrastrutture e i dati sono oggi più accessibili e possono essere utilizzati per apportare dei miglioramenti sulla Terra». In orbita, infatti, esistono determinati fattori di stress – come l’assenza di gravità, le temperature estremamente calde o fredde – che permettono test sotto pressione, non possibili sul nostro Pianeta.

Tale riflessione si inserisce nei termini della cosiddetta open space economy, traducibile in «un allargamento dell’accesso, una vera e propria democratizzazione dello Spazio», come viene definito da Veronica La Regina, amministratore delegato della sezione europea di Nanoracks, azienda che fornisce logistica e servizi in orbita. Nata dall’idea di permettere al privato di inviare qualcosa nello Spazio – tramite un piccolo razzo che si aggancia a un soggetto già presente – Nanoracks è oggi un modello di business in evoluzione, fruito in primis dalla comunità scientifica e diffuso anche in Italia.

Il nostro Paese, quindi, com’è posizionato in questa nuova corsa allo Spazio? A rispondere è Gianluca Dettori, Presidente del fondo di investimento spaziale Primo Ventures SGR: «Gli Stati Uniti hanno assunto la leadership in questo campo grazie alla dirompente decisione – durante il governo Obama – di commercializzare qualcosa (i dati sullo Spazio, ndr) nato con primario scopo di difesa e ricerca. Oggi la mantengono grazie a personaggi quali Musk e Bezos, miliardari protagonisti in prima linea nella corsa allo Spazio con le loro compagnie SpaceX e Blue Origin. Tuttavia, Europa e Italia non si collocano troppo indietro, anche per l’avanzamento dell’hi-tech». In particolare, il nostro Paese, grazie alla presenza di un fiorente settore automotive, ha la possibilità di produrre tutte le parti necessarie ai lanci in orbita, oltre ad essere ben posizionato in termini di geopolitica spaziale.

 

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martedì 21 Gennaio 2025