Cinque sguardi al futuro dal Festival dell’Economia
«La costruzione del futuro è uno dei temi cardine dell’economia» così l’apertura dell’evento Materia Futuro: nuove riflessioni sul domani, tenutosi domenica 5 giugno presso il Forum ITAS nell’ambito di Fuori Festival. Cinque ospiti e cinque visioni del futuro, l’una diversa dall’altra, ma in ottica di preziosa contaminazione.
Il detto “si impara facendo” è la base per l’intervento di Giovanni Lo Storto, Direttore Generale della LUISS Guido Carli, incentrato sull’importanza della formazione continua. La riflessione parte dall’evoluzione delle tecnologie posta in contrasto con la classe delle scuole elementari, rimasta per lo più uguale al passato. Qui, secondo Lo Storto, deve avvenire una profonda trasformazione, assecondando la creatività e sviluppando la collaborazione. Come ci viene spiegato, infatti, «scegliere in base alla propria propensione e passione significa essere coerenti con la visione di sé stessi nel futuro, per questo serve un orientamento basato su valori diversi. Siamo educati sin dalle elementari a vedere l’altro come antagonista, mentre poi nel mondo del lavoro con l’altro è necessario lavorare». La sfida odierna sta quindi nell’empatia, entrata impetuosamente tra le nuove competenze richieste oggi. Essa deve essere coltivata insieme ad altri fondamentali strumenti: allenamento alla diversità, inclusione e comprensione dell’altro.
La costruzione del futuro si basa anche sull’importanza di testimonianze e fonti che giungono dal passato. Carlo Barbante, Direttore dell’Istituto di Scienze Polari del CNR, introduce a questo proposito il progetto Ice Memory, incentrato sul ghiaccio quale contenitore di informazioni preziose. «Il ghiaccio e la neve si stratificano con il passare del tempo e intrappolano dentro di sé non solo sostanze, ma anche bolle d’aria, contenenti un campione di atmosfera del passato» e il progetto si occupa di prelevare porzioni di ghiacciaio sino alle sue fondamenta, allo scopo di trarne informazioni. Ma non solo: uno degli obiettivi centrali è quello di lasciare materiale ai posteri poiché «in futuro le tecnologie saranno più avanzate, ma non ci sarà più ghiaccio da studiare a causa del cambiamento climatico».
Anche Luca Beverina, professore ordinario di Chimica Organica all’Università Milano Bicocca, ci parla di ambiente e sostenibilità. Partendo dalla famosa prima foto della Terra scattata dalla missione Apollo8 e chiudendo con la riflessione di Carl Sagan sul pale blue dot, emerge come parola chiave dell’intervento “trasformare”. «Comprendere limitatezza dell’umanità è comprendere l’importanza della trasformazione, la quale da irreversibile deve poter diventare reversibile» spiega il professore, riferendosi soprattutto alle materie prime e invitando a una riflessione sull’imparare dalle piante e dalla natura. Da essa è fondamentale solo «prendere in prestito le risorse, passando dal modello di produzione lineare a quello circolare». Fondamentali nell’ambito le risorse rinnovabili, il risparmio energetico e le reti intelligenti, il tutto poiché «la sostenibilità è una questione di compromessi».
Dall’universo al DNA, la visione del futuro di Isabella Saggio, genetista de La Sapienza, ci porta all’interno del corpo umano, toccando la delicata questione dell’immortalità. Nel momento presente, le tecnologie stanno progredendo rapidamente nell’anti-aging grazie a diversi esperimenti di manipolazione genetica. I modi per non invecchiare si basano su trasfusioni di sangue giovane, telomerasi nei geni ed editing del genoma. Tali azioni sono per ora solo sperimentali e presentano vantaggi e rischi: «C’è ovviamente un interesse economico e questa mescolanza tra soldi e tecnologia è pericolosa, bisogna dunque procedere con cautela».
Quinta e ultima visione, a chiudere l’incontro è una riflessione di Daniel McFadden, Nobel per l’Economia 2000, sulla storia dell’umanità dalla sua nascita, ripercorrendone lo sviluppo e gli errori che rendono meno efficiente la distribuzione delle risorse sul mercato.
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mercoledì 30 Aprile 2025