Artificial Aesthetics: AI, design and media
In che modo l’intelligenza artificiale influenzerà il mondo dell’arte? Su questo quesito si sono confrontati nella cornice del Fuori Festival 2022 Lev Manovich, autore di libri sulla cultura digitale, Don Joe, produttore musicale, Andrea Bianconi, artista, e Gabriele Stabile, fotografo. A mediare l’incontro Fabrizio Vagliasindi, associate partner Eupragma Università IULM, il quale ha subito sottolineato come la tecnologia non sia una specie di deus ex machina, quanto piuttosto uno strumento che deve essere guidato dall’intelletto umano.
“Perché siamo così ossessionati dalla creatività?”, esordisce Manovich. Il nuovo paradigma economico-sociale che si è imposto a partire dagli anni 2000 è quello di essere creativi, perché il mondo del lavoro e il mercato sono diventati sempre più articolati e competitivi.
L’arte moderna, le avanguardie, l’innovazione e la sperimentazione sono diventati strumenti chiave del business moderno. Ma l’arte è davvero così rilevante per i progressi dell’IA? Se si analizza lo sviluppo artistico nella storia ci si rende conto che l’uomo ha conseguito i risultati creativi migliori quando lavorava entro confini ben precisi, dove c’erano obiettivi chiari e sfide ripetitive. “Proprio la ripetizione è ciò che le macchine sanno farlo meglio dell’uomo”, afferma Manovich, decretando così la supremazia della scienza, dell’ingegneria e della tecnologia sull’arte umana. Eppure l’innovazione non si è mai raggiunta avendo come scopo la creatività: “innoviamo quando non pensiamo di farlo.”
Don Joe coglie la provocazione, spiegando come anche in campo musicale si stiano adottando software sempre più avanzati per accelerare la produzione di brani di successo, ma specifica che senza l’intervento del produttore musicale, della sua sensibilità e del suo punto di vista unico, l’IA non potrebbe creare l’opera d’arte.
Della stessa corrente di pensiero è Bianconi, il quale afferma che “la cosa più importante è la libertà, di cui l’immaginazione è la massima espressione: è da lì che nasce il processo creativo.” L’uomo stilizzato è assimilabile alla forma di una freccia: contiene in sé delle direzioni, delle tensioni verso qualcosa. Quando entra in connessione con altre frecce, ognuna con il proprio bagaglio di esperienze, si crea l’immaginazione collettiva, quella forza che i grandi del web cercano di influenzare. “Le idee, come le frecce, sono universali ed è proprio attraverso di esse che l’uomo può diventare sempre più freccia”, conclude l’artista.
Per Stabile “il digitale è come Verdone definisce l’ansia: un po’ madre e un po’ matrigna. Bisogna essere bravi a usare quest’ultima come arma contro se stessa.”
In conclusione Vagliasindi chiede ai relatori un consiglio per i giovani che si approcciano ad una professione in campo artistico.
“Restare più veri e originali possibile” – Don Joe –
“Mantenere viva la curiosità nelle cose, non avere paura di immaginarsi e sognare ad occhi aperti” – A. Bianconi –
“Gioca con gli oggetti che ami (C. G. Jung), perché solo quando si è circondati dalle cose che si amano, si dà il meglio” – G. Stabile –
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martedì 10 Settembre 2024