Addio a Quino, papà della piccola Mafalda
Avrebbe dovuto diventate il volto di una pubblicità di lavatrici, ma il committente “Mansfield” non la volle. Nacque così, nel 1963 la piccola Mafalda, diventando però famosa solo un anno più tardi, quando apparse per la prima volta su di una striscia satirica pubblicata su “Primera plana”, giornale di Buenos Aires. L’idea di farne un fumetto venne suggerita solo poi da Julián Delgado, a quel tempo editore del giornale argentino e amico intimo di Joaquín Salvador Lavado Tejón.
A partire dal 1966 e negli anni a venire, le strisce di Tejón, che amava firmarsi Quino, vennero tradotte in svariate lingue (più di trenta), vendendo milioni di copie. Fu però solo nel 1968 che Mafalda arrivò finalmente sul suolo italiano, apparendo prima su di un’antologia Feltrinelli, “Il libro dei bambini terribili per adulti masochisti”, e poi su di un albo edito Bompiani, con una prefazione di Umberto Eco e dal titolo “Mafalda la contestataria”. Non fu solo Eco a restare affascinato dalla ribelle bambina dai capelli neri, ma anche altri autori tra cui Gabriel García Marquez che nel 1992 scriveva: «Quino, in ogni suo libro, da anni ci sta dimostrando che i bambini sono depositari della saggezza. Quello che è triste per il mondo è che man mano che crescono perdono l’uso della ragione, a scuola dimenticano quello che sapevano alla nascita, si puliscono i denti, si tagliano le unghie e alla fine, diventati adulti miserevoli, non affogano in un bicchiere d’acqua ma in un piatto di minestra. Verificare questo in ogni suo libro è la cosa che assomiglia di più alla felicità: la Quinoterapia».
Si è spento ieri, 30 settembre 2020, il fumettista Quino, all’età di ottantotto anni, a Mendoza, in Argentina, luogo in cui si era ritirato in seguito alla morte della moglie. Alla morte però, c’è sempre un qualcosa di molto potente che resiste, che è il ricordo: nel caso di Quino, a resistere insieme al suo sarà anche la sua piccola di sei anni (che oggi ne compirebbe cinquantasette), la quale ha insegnato al mondo intero non solo ad odiare la minestra ma anche a non smettere mai di essere curiosi e a porre scomode domande agli adulti, causando loro non poche crisi di nervi.
E Mafalda, che dal mondo degli adulti ha sempre voluto prendere le distanze, non è di certo una facile eredità da lasciare ai posteri. Anche Eco lo scrisse: «Siccome i nostri figli si avviano a diventare -per nostra scelta- tante Mafalde, non sarà allora imprudente trattare Mafalda col rispetto che merita un personaggio reale», con la fortuna, però, che lei, a differenza nostra, insieme al suo papà, vivrà per sempre, continuando ad ispirare e divertire grandi e piccini.
Attualità
Twitter:
domenica 8 Dicembre 2024