Chiudi

Un'esperienza su misura

Questo sito utilizza cookie tecnici e, previa acquisizione del consenso, cookie analitici e di profilazione, di prima e di terza parte. La chiusura del banner comporta il permanere delle impostazioni e la continuazione della navigazione in assenza di cookie diversi da quelli tecnici. Il tuo consenso all’uso dei cookie diversi da quelli tecnici è opzionale e revocabile in ogni momento tramite la configurazione delle preferenze cookie. Per avere più informazioni su ciascun tipo di cookie che usiamo, puoi leggere la nostra Cookie Policy.

Cookie utilizzati

Segue l’elenco dei cookie utilizzati dal nostro sito web.

Cookie tecnici necessari

I cookie tecnici necessari non possono essere disattivati in quanto senza questi il sito web non sarebbe in grado di funzionare correttamente. Li usiamo per fornirti i nostri servizi e contribuiscono ad abilitare funzionalità di base quali, ad esempio, la navigazione sulle pagine, la lingua preferita o l’accesso alle aree protette del sito. Comprendono inoltre alcuni cookie analitici che servono a capire come gli utenti interagiscono con il sito raccogliendo informazioni statistiche in forma anonima.

Prima parte6

cm_cookie_cookie-wp

PHPSESSID

wordpress_test_cookie

wordpress_logged_in_

wordpress_sec_

wp-wpml_current_language

YouTube1

CONSENT

Scopri di più su questo fornitore

Google3

_gat_

_gid

_ga

Scopri di più su questo fornitore

Viva le donne, tutto l’anno!

Quando penso alle donne mi vengono in mente diversi uomini. Penso a Benigni, che citando il Talmud ebraico disse: «State molto attenti a far piangere una donna, perché Dio conta le sue lacrime». Poi penso al mio professore di filosofia, che le donne le definiva «creature superiori», da amare e dalle quali imparare. Ripercorro nella mia mente le storie di tutte quelle cantate da De Andrè, tra cui il tragico racconto di “Marinella”, divenuto dolce (seppur amara) poesia.

Riecheggiano infine nella mia testa le parole di Vedi cara di Guccini, che mi riportano a tutte quelle occasioni in cui mi sono sentita «molto, anche se non abbastanza». Quando penso alle donne, non possono che ricordare anche Isabel Allende, Susan Saradon, Wangari Maathai, Nawal El Moutawakel, Sophia Loren, Maria Mutola, Somaly Mam e Manuela Di Centa, che nel 2006 sfilarono insieme innalzando la bandiera olimpica nello stadio di Torino. La cilena Allende, nel ricordare tale esperienza, durante un suo “TED talk” disse: «Le protagoniste dei miei libri sono donne forti e appassionate. Non le invento. Non ce n’è bisogno. Mi guardo intorno e le vedo dappertutto. Ho lavorato con le donne e per le donne tutta la mia vita. Le conosco bene. Sono nata in tempi antichi, in una famiglia patriarcale, cattolica e conservatrice. A cinque anni ero un’attiva femminista, ma non essendo i tempi ancora abbastanza maturi per tali tendenze, tutti si chiedevano cosa diavolo non andasse in me».

Proseguendo poi il suo intervento, ricorda un furioso litigio con la figlia Paula, che un giorno le disse che il femminismo era ormai passato di moda: «Passato di moda?», le rispose la madre Isabel: «Lo è per donne privilegiate come me e te, ma non per molte delle nostre sorelle nel mondo», che non hanno controllo sul proprio corpo o sulla propria vita, senza diritti e private della propria dignità.

D’illustri nomi mi sovvengono poi quello di Mileva Marić o ancora quello di Samantha Cristoforetti, che a loro volta mi fanno avvertire davvero il profondo significato di quanto scrisse Rita Levi Montalcini: «Le donne che hanno cambiato il mondo non hanno mai avuto bisogno di mostrare nulla, se non la loro intelligenza». Mi vengono però in mente anche mia madre, mia sorella e perché no, la mia vicina di casa, perché non serve necessariamente compiere atti “grandiosi”: sono i piccoli gesti, a muovere il mondo. Ed ogni piccolo gesto è un piccola rivoluzione. E, se ognuno di noi s’impegnasse in maniera appassionata (come le donne della Allende) a fare la propria parte chissà, mettendo tutto insieme, che meraviglioso e rivoluzionario pianeta diventerebbe questo nostro. Forse, un luogo dove non sarebbe più necessario festeggiare le donne l’otto marzo, perché insieme ed al pari degli uomini, sarebbero celebrate ogni giorno.

«La donna è uscita dalla costola dell’uomo, non dai piedi perché dovesse essere calpestata, né dalla testa per essere superiore, ma dal fianco per essere uguale. Un po’ più in basso del braccio per essere protetta. Dal lato del cuore, per essere amata».

Auguri donne!

Approfondimenti
Lascia un commento

I commenti sono moderati. Vi chiediamo cortesemente di non postare link pubblicitari e di non fare alcun tipo di spam.

Invia commento

Twitter:

lunedì 4 Dicembre 2023