Venezia Altrove: un viaggio nell’immaginario della città sull’acqua
Venezia è un pesce, afferma il titolo di un celebre libro di Tiziano Scarpa. Ma Venezia è anche un sogno. Forse non per chi la abita, e nemmeno per chi può visitarla di frequente. Lo è invece per i diversi protagonisti di “Venezia Altrove”, documentario che assume la forma di un viaggio nell’immaginario creatosi attorno alla città sull’acqua, tra le più famose e sognate al mondo. Il regista veneziano Elia Romanelli ha così voluto rivedere la sua città altrove.
Veniamo così a conoscenza della Venezia di Tassilo, unico abitante del quartiere fluviale Neu Venedig (Nuova Venezia) nella periferia di Berlino Est. Spostandosi in barca sui canali, egli racconta che, a causa della Guerra Fredda, non ha mai potuto visitare la città originale, ma l’ha vissuta grazie alle cartoline gelosamente conservate che sua mamma inviava a lui e ai fratelli firmandosi “la vostra Veneziana”.
Raggiungiamo poi la Venezia di una coppia di neosposi turchi. Dopo aver organizzato il ricevimento di nozze in una sala chiamata proprio Venezia – con tanto di specchio d’acqua e gondola a richiesta – i due trovano la realizzazione del loro sogno di viaggio grazie a un’imitazione della città in un centro commerciale. Possono così respirarne la (finta) atmosfera e navigare tra i canali sulla tipica imbarcazione.
Conosciamo la Venezia di Barbel e Nikola, due signore tedesche che si danno da fare per un carnevale di ispirazione veneziana nel sud della Germania. Le vediamo cimentarsi nella realizzazione delle tipiche sfarzose maschere, oltre che dipingere la loro visione di Venezia confrontandosi su pensieri e sogni ad essa legati.
Viaggiamo anche nella Venezia, o anzi, nella Venezìa rumena, ossia un piccolo villaggio della Transilvania. Qui un pastore e un macellaio si definiscono «veneziani da generazioni» anche senza aver mai messo piede nella vera Venezia. Il giovane pastore, però, racconta di averne potuto “respirare l’aria”, grazie a una sosta durante un viaggio in Italia per la raccolta di mandarini.
Approdiamo nella Venezia della parrucchiera Marica. Dopo la fuga dalla guerra in Bosnia, la donna ha trovato lavoro nella periferia di Zagabria, in un container adibito a salone da parrucchieri chiamato proprio Venezia. Marica racconta il suo sogno di visitare la vera Venezia, ma anche gli impedimenti di carattere psicologico dovuti ai traumi del passato: «solo quando sarà totalmente completa e a posto con me stessa potrò incontrarla» afferma commossa.
È curioso il racconto del regista a proposito della scelta di queste storie, avvenuta inizialmente grazie alla ricerca della parola “Venezia” su Google Maps, poi seguita da un viaggio per scoprire il tutto da vicino. Suggestive le riprese – che si alternano ai racconti – di Venezia vuota, effettuate durante il lockdown. Da esse traspare l’anima della città e si tratta– secondo le parole di Romanelli – di «un omaggio al silenzio riottenuto da Venezia in quei mesi».
Nella visione del film ripercorriamo queste cinque visioni di Venezia grazie alla voce narrante dell’attore e scrittore Giuseppe Cederna che, rivolgendosi a un’immaginaria Anna, ci guida in parallelo in una riflessione sulle città e sul viaggio. «Penso a chi parte, penso a chi resta, penso a chi restando si immagina un viaggio» è la frase che riassume l’essenza del documentario, il sogno e l’immaginario di una meta lontana ricercata altrove.
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mercoledì 23 Aprile 2025