Un “tuffo” sì, ma nel verde

Foto di Aaron Burden, Unsplash

A volte basta un bagno per sentirsi rinati, per cancellare facilmente stress, ansia, affaticamento o preoccupazioni. Scarpe comode ai piedi, borraccia d’acqua fresca nello zaino e via, pronti per il tuffo. Ma non nella vasca da bagno: qui si parla di forest bathing!

Che passeggiare nel verde, tra aria buona e un po’ di movimento, faccia bene è assodato da tempo, ma i cosiddetti “bagni di foresta” sono molto più di questo. Diffuso in Giappone già dagli anni ’80, quando il governo iniziò ad adottarlo come rimedio contro gli effetti negativi della vita urbana notati nella popolazione, nel tempo lo Shinrin Yoku – così è chiamato nel Paese del Sol Levante – è andato diffondendosi in lungo e in largo e oggi sono sempre di più gli studi che dimostrano gli innumerevoli effetti benefici che una calma passeggiata nel bosco, lontano dalla città, guidati da suoni, odori e colori naturali, regala al nostro organismo.

Qualche esempio? Stimola il sistema immunitario, riduce la depressione e lo stress, diminuisce la pressione del sangue e il rischio di incorrere in malattie cardiache, obesità o cancro. Una volta al giorno, alla settimana o al mese: più lo si fa meglio è, ma per godere dei benefici sono importanti sia la frequenza che, soprattutto, la qualità. Quando si passeggia sotto le fronde meglio dimenticare l’orologio, il cellulare, gli impegni e immergersi al 100% in una parentesi di calma a contatto con la natura, da guardare, annusare, respirare e toccare. I sensi, infatti, giocano un ruolo fondamentale. Le ricerche scientifiche che negli ultimi anni hanno interessato il fenomeno del forest bathing sostengono che è proprio ascoltando i suoni del bosco – come il fruscio delle foglie, il frullare di un paio d’ali, lo scivolare ciarliero dell’acqua tra i sassi di un ruscello –, o toccando i materiali naturali, o ancora osservando le geometrie della vegetazione che possiamo farci del bene.

La semplice fascinazione che si prova nell’osservare, ad esempio, un suggestivo angolo di bosco, un animale selvatico che fugge rapido o un prato punteggiato di fiori, riporta l’equilibrio nella nostra mente perché in grado di spezzare la ruminazione di pensieri che caratterizza la maggior parte delle nostre giornate. Anche l’olfatto gioca un ruolo fondamentale perché immette nel nostro organismo i monoterpeni, sostanze volatili – componenti degli oli essenziali – che vengono rilasciate dalle foglie e dal suolo. Diverse piante rilasciano diversi monoterpeni, ciascuno con peculiari proprietà: antinfiammatorie, antiossidanti, antidepressive, analgesiche, gastroprotettive… i benefici psicologici e fisiologici non si contano.

Come riportato anche dal sito della Japan National Tourism Organization, Qing Li, medico della Nippon Medical School di Tokyo e presidente dell’associazione Society of Forest Medicine, ha stimato che in media passiamo il 93% del nostro tempo in ambienti chiusi, che sia una casa, un ufficio o un negozio. Tanto, troppo, perché è tutto tempo che va a limitare fortemente – quando non a recidere del tutto – il nostro contatto con la natura. Gli effetti? Stanchezza, turbamento, irascibilità e molto altro ancora, per un ventaglio di conseguenze negative che possiamo evitare e curare relazionandoci con il verde intorno a noi.

Gambe in spalla, dunque, ma dove andare di preciso? Essenzialmente non ci sono grossi limiti: il bosco vicino a casa – purché si tratti di un bosco e non di quattro alberi a bordo strada – può andare benissimo. Altrimenti anche in Italia esistono boschi certificati dove questa pratica dà il meglio di sé. Uno per tutti? Il Parco del Respiro a Fai della Paganella, nella Provincia di Trento, dove rabbia e depressione si curano efficacemente passeggiando tra faggi, abeti rossi e pini silvestri.

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domenica 8 Dicembre 2024