Storie di giovani che cambiano le cose: lo Strike di Marco Picone
Un cantante rap sul palco, si muove tra le luci e infila una parola dopo l’altra, una rima dopo l’altra di freestyle al ritmo di un beat. Potrebbe mai quel rapper, quello stesso rapper così sicuro e incalzante, essere in realtà affetto da balbuzie? La risposta è sì, ed è proprio questa la storia di Marco Picone, in arte Zelda, rapper napoletano residente a Bolzano, vincitore del secondo premio all’edizione 2021 del bando Strike, 1.000 euro da reinvestire in iniziative con ricadute positive sul territorio.
Quello che potrebbe essere vissuto come un difetto, la balbuzie, per Marco è diventato un punto di forza e, insieme alla musica, un’occasione di crescita: «Le persone attorno a me si prendono il tempo di aspettarmi e di ascoltarmi e questa la reputo una ricchezza enorme, soprattutto al giorno d’oggi».
Marco, 30 anni, a causa di una malformazione cardiaca fin da bambino non può praticare sport e inizia così giovanissimo a prendere lezioni di pianoforte. Ben presto trova nella passione per la musica un rifugio sicuro. «A causa della mia balbuzie – racconta – nel paesino in provincia di Napoli in cui abitavo ero vittima di bullismo, anche pesante, e quando succedeva, una volta rientrato a casa, iniziavo a suonare per stare meglio». A 13 anni, Marco si traferisce a Bolzano ed è lì che la musica da rifugio diventa anche occasione di rivincita. Scopre infatti il rap, grazie al quale, attraverso veri e propri laboratori, impara a gestire la balbuzie: così come quando si canta, mentre si rappa il cervello si concentra su altro e le parole fluiscono in modo più naturale senza incepparsi.
«Una volta scoperta la musicoterapia, ho promesso a me stesso che sarebbe diventata il mio lavoro, per fare del bene al prossimo suonando gli strumenti». Inizia così un percorso di studi che lo porterà a tener fede alla sua promessa, intraprendendo una carriera da musicoterapeuta che prosegue tutt’ora, sempre affiancata da quella di rapper e musicista. «Oggi sono un educatore sociale che lavora prettamente con il rap e mi ritengo fortunatissimo a poter svolgere questa professione. Nelle scuole, e non solo, incontro ragazzi autistici, iperattivi o che semplicemente hanno una bassa autostima e che attraverso la musicoterapia riescono a migliorare».
Durante il difficile periodo della pandemia da Covid-19 Marco attinge ancora una volta alla musica per mettere a punto il suo ultimo, particolare progetto, intitolato “Come suona un abbraccio”. Grazie al rap e all’uso di un singolare strumento musicale che trasforma i gesti del corpo in musica, chiamato Playtronica, dopo la lunga parentesi che ha imposto a tutti molti limiti sul piano dei contatti umani, le persone potranno riscoprirlo in modo inedito, che si tratti di un abbraccio o di una semplice stretta di mano.
Insomma, quella che Marco ha portato a Strike è una storia di rivalsa, la sua. Quella di un ragazzo che grazie alla musica e a tanta tenacia è riuscito a superare grandi difficoltà e a trasformare quella che sembrava una debolezza in uno straordinario punto di forza. «Ai ragazzi lì fuori – conclude Marco – che soffrono di balbuzie o di qualsiasi altro difetto di pronuncia, dico: non vergognatevene, non permettete che vi blocchi, parlatene e ricordatevi che esistono dei mezzi per controllarla, proprio come ho fatto io».
“Strike” è promosso da Agenzia per la Coesione Sociale della Provincia Autonoma di Trento e Fondazione Franco Demarchi e realizzato con la collaborazione di Cooperativa Mercurio, Cooperativa Smart e Fondazione Antonio Megalizzi, con il supporto di Gruppo ITAS Assicurazioni (main sponsor), LDV20 – Sparkasse, Vector, Favini e con la partecipazione di Loison. Tutti i video degli Striker sono disponibili sul sito www.strikestories.com.
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martedì 21 Gennaio 2025