Storie di giovani che cambiano le cose: lo Strike di Fabio Catania

«Il mio Strike è un cipollotto giallo con i superpoteri». Il ricercatore del Politecnico di Milano Fabio Catania, seduto non alla scrivania ma sulla scrivania, inizia così il racconto del percorso che l’ha portato alla creazione di Emoty, un personaggio animato con la capacità di sfruttare gli algoritmi per il riconoscere le emozioni espresse attraverso la voce. Fabio, 27 anni, è uno dei tre vincitori a pari merito, oltre che premiato dai voti del pubblico, del bando Strike 2020, un’iniziativa che invita ogni anno i giovani tra i 18 e i 35 anni a diventare Striker, condividendo in un breve video un traguardo di cui sono orgogliosi, ispirando così con il loro esempio i coetanei e non solo.

La storia di Fabio è emblematica di una fase che molti giovani si trovano ad affrontare: quel periodo nella vita in cui ti domandi che vuoi farne del tuo futuro e non sai bene che pesci pigliare. Come spesso accade, proprio in questi momenti avviene qualcosa di inaspettato che ti indica il percorso, se sai restare aperto e ricettivo alle opportunità che ti si presentano. È il 2017, Fabio studia Ingegneria informatica e sta per laurearsi. Per la tesi lavora ad un progetto che combina algoritmi, modelli matematici e reti neurali per il riconoscimento delle emozioni umane espresse dalla voce. «Una roba da nerd», scherza Fabio, e noi non possiamo certo contraddirlo, ma è proprio qui che viene il bello.

Fabio racconta della sua tesi a Monica, un’amica psicoterapeuta che gli fa una proposta inaspettata: sperimentare il suo prototipo durante le sessioni di terapia di Federica, una ragazza con la sindrome di down che ha difficoltà ad esprimere le emozioni. Detto fatto. Già alla prima sessione, avviene qualcosa di speciale. Monica chiede a Federica di recitare diverse frasi cercando di esprimere le sue emozioni. L’intelligenza artificiale messa a punto da Fabio analizza quel che dice Federica e le comunica l’esito: hai espresso bene le emozioni o puoi migliorare ancora un po’. «Purtroppo – ricorda Fabio – quando Federica ha recitato una frase arrabbiata il sistema non ha funzionato e il feedback non arrivava. Al 4° o 5° tentativo, Federica si è girata verso di me e mi ha detto “Per questa volta passi, ma se la prossima volta non funziona io mi arrabbio davvero!”. A Monica si sono illuminati gli occhi». All’inizio Fabio non ne capisce il motivo, ma Monica gli spiega poi che con quella frase Federica aveva dimostrato di sapere cosa fosse la rabbia, di essere consapevole di fingere di provare quell’emozione e, ultimo ma non meno importante, di poter controllare le proprie emozioni. Tutte capacità che non si possono in alcun modo dare per scontate con persone con disregolazione emotiva.

«L’entusiasmo ha contagiato anche me, che ho continuato a lavorare sul progetto ed proprio così è nato Emoty», l’interfaccia animata del sistema disegnata proprio a forma di cipollotto giallo. Da allora, Emoty è diventato il centro della ricerca di Dottorato di Fabio, attirando l’attenzione di IBM e Google, ed è già in uso in tre centri terapeutici milanesi come supporto alla terapia per la regolazione emotiva. «Il superpotere di Emoty non è solo quello di sfruttare gli algoritmi per il riconoscimento delle emozioni per aiutare gli altri. È anche quello di avermi fatto capire che è proprio aiutare gli altri quello che anche io voglio fare nella vita. La mia aspirazione è mettere a disposizione Emoty di quante più persone possibili: Scuole, Centri terapeutici, associazioni». Un bello Strike no?

“Strike” è promosso da Agenzia per la Famiglia, Natalità e Politiche Giovanili (APF) della Provincia Autonoma di Trento e Fondazione Demarchi in collaborazione con Cooperativa Mercurio e Smart. Tutti i video degli Striker sono disponibili sul sito www.strikestories.com.

Approfondimenti
Lascia un commento

I commenti sono moderati. Vi chiediamo cortesemente di non postare link pubblicitari e di non fare alcun tipo di spam.

Invia commento

Twitter:

domenica 8 Dicembre 2024