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Souvenir dal presente

C’era una volta un incrocio. Una scuola piuttosto grande nei paraggi, un cinema, dal centro la via principale in direzione sud. Diversi semafori: per le auto, i pedoni, le bici. Seppur in una città di dimensioni contenute, quello era un nodo. Che vedevi vuoto solo a tarda sera, quando le luci diventano lampeggianti e devi tenere alta l’attenzione perché non ricordi bene la questione delle precedenze. Un pomeriggio di tardo inverno però, improvvisamente, il deserto. Solo tre persone a piedi, ferme al rosso di tre semafori; nessuna auto in vista, nemmeno a distanza. E loro che stavano lì, a fissare il vuoto, in attesa di potersi muovere solo con il permesso verde. Si sentiva un’aria strana, si respirava un’atmosfera per nulla banale, e anche se in quel momento non si poteva capire del tutto, quel vuoto stava per riempirsi d’altro. Di storie, tante; viste, sentite raccontare e lette. Di ricordi del passato e di nostalgia di casa come quella che hai da bambino. Di silenzio, di voci nel vicinato e di rumore degli autobus. Di preoccupazioni. Di film e di quella tv per non pensare. Di occhi umidi e di respiri corti. Di pensieri da ascoltare e di riflessioni. Di sentimenti. Di cose davvero vissute nel proprio, limitato, mondo. Poi, poco prima dell’estate, le auto, i pedoni, le bici hanno incominciato ad incontrarsi di nuovo, anche a quell’incrocio. All’inizio piano piano e dopo ad un ritmo più comune, fino a tornare a quello che era prima. E sembrava che tutti, bramosi di superare quella specie di parentesi, avessero superato in fretta anche quel pieno di emozioni che li aveva accompagnati. Non poteva essere così. Quella era solo la sensazione di chi li guardava da fuori. Dentro, in chi ora si incontrava di nuovo, anche a  quell’incrocio, ogni piccola cosa c’era. Tre persone a piedi, con molte altre attorno, ferme al rosso di tre semafori; adesso pensavano alla cena da preparare, al bar in cui fare aperitivo e a quella maglietta vista in vetrina, che sarebbe stato meglio approfittare dello sconto. Ma anche in loro, ogni momento di quel tempo incerto il suo spazio ce l’aveva ancora. Era solo un po’ più in basso. Lì, da dove arrivano i “souvenir, formato tir a 120 all’ora”. Quando vogliono, devono, servono.

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martedì 16 Aprile 2024