Quell’amicizia “rubata” dal virtuale
La comunicazione è sempre più facile, rapida, immediata. Ci basta prendere in mano il cellulare per comporre un messaggio ed essere in contatto con chiunque vogliamo. Appena abbiamo una novità, appena facciamo qualcosa che può catturare l’interesse di qualcuno, lo pubblichiamo sui social prima ancora di raccontarlo. Quando ci vediamo, dunque, cosa abbiamo da dirci se ci siamo già scritti tutto? Vedersi, a questo punto, risulta quasi un “qualcosa in più”: bisogna trovare il tempo per organizzarsi, spostarsi ed incontrarsi. E di tempo ne abbiamo sempre meno, allineati alla velocità e alla densità della vita di tutti i giorni.
Appare dunque più facile chattare dal divano di casa, anche con più persone contemporaneamente, mentre con la coda dell’occhio guardiamo una serie tv, con la “sicurezza” di poter interrompere la comunicazione quando lo desideriamo. Se non c’è dubbio sul fatto che sia aumentato il numero di persone con cui riusciamo ad interagire, è certo anche che sono sempre meno le amicizie di qualità, quelle con le quali “basta uno sguardo per capirsi”. Sorge quindi una domanda: tutto questo virtuale, che ci può “portare” anche fino dall’altra parte del mondo, dove ci porta in realtà? Non rischiamo forse di finire imbrigliati nella staticità, nelle distanze incolmabili, fino all’isolamento? Certo è difficile accorgersene, mentre siamo catturati dallo schermo del cellulare, ma quando ci ritroviamo da soli a camminare per strada diventa più semplice percepire questa nostra nuova solitudine.
Come ovviare a questa situazione? Come riaccendere l’importanza dell’amicizia, degli abbracci, dello stare insieme? Forse ricorrere ad alcuni “esercizi” mirati potrebbe essere una buona via: cercare di limitare la brama di raccontare tutto e subito tramite i social, provare a domare la nostra perenne smania di like e, perché no, imparare ad apprezzare la trepidante attesa di una sana e piacevole conversazione con un amico. Che poi, a pensarci bene, non esternare immediatamente ogni pensiero significa anche elaborarlo, renderlo “nostro”, metabolizzarlo ed eventualmente riuscire a comunicarlo ancora meglio, rifuggendo quella sensazione di vuoto che potrebbe attanagliarci, a fine giornata, consapevoli di aver riempito solamente la nostra bacheca social e non la nostra interiorità.
In fondo, alla fine della nostra vita, ci rimarranno solo i ricordi, e questi sono il frutto delle relazioni e delle esperienze concrete che la vita ci avrà offerto. Tutto il resto è illusione.
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lunedì 10 Febbraio 2025