Orizzonti pixelati, un sommario excursus sulle patologie e i disturbi del comportamento dell’Era digital
Mentre il Covid-19 sta monopolizzando l’attenzione e l’energia globale, lasciando poco spazio, talvolta nessuno, a moltissime altre questioni, gli orizzonti delle nostre e altrui concrete esistenze, ad ogni età, si fanno sempre più rettangolari e pixelati come lo schermo di uno smartphone. Se da una parte questi orizzonti sono sconfinati, per le incalcolabili opportunità a cui danno accesso seppur solo virtualmente, dall’altra si rilevano pericolosamente limitati, per il sistematico scollamento con la realtà che causano nelle menti di ogni generazione.
Colpita a riguardo da un improvviso desiderio di rendermi almeno consapevole di cosa sto rischiando stando connessa dalle 10 alle 12 ore al giorno ad uno smartphone o a un computer (in un mix di lavoro, diletto e necessità di comunicare con il prossimo), ho fatto una breve ricerca (ovviamente online, manco a dirlo) sulle patologie e i disturbi del comportamento più o meno gravi a cui vado incontro insieme a tutti gli altri che stanno messi come me. Certamente non si tratta di un elenco esaustivo, bensì assolutamente parziale, che ha però avuto il pregio, almeno nel mio caso, di farmi fare un bell’esame di coscienza sul modo in cui sto usando la tecnologia.
Oltre alle più note dipendenze da giochi online, pornografia, shopping e gioco d’azzardo, già di per sé un bel pacchetto di gravi rischi da tenere a mente, ho scovato queste chicche almeno per me inaspettate:
- FOMO, dall’inglese Fear Of Missing Out, ossia “paura di restare escluso” o di perdersi qualcosa di importante. Viene ritenuta una nuova forma di ansia sociale legata all’utilizzo dei social network. La Treccani la definisce quella “sensazione d’ansia provata da chi teme di essere privato di qualcosa di importante se non manifesta assiduamente la sua presenza tramite i mezzi di comunicazione e di partecipazione sociale elettronici interattivi”. La FOMO si riscontra in chi controlla di continuo mail, notifiche e messaggi di chat, così come i feed dei social network, per non perdersi nulla e controllare se ci sono novità.
- Nomofobia, detta anche sindrome da disconnessione, la paura di rimanere sconnessi dalla rete di telefonia mobile. Chi ne soffre, nell’eventualità che il proprio cellulare abbia la batteria scarica, resti privo di copertura del segnale o risulti per qualsiasi motivo indisponibile (per una dimenticanza, uno smarrimento o un furto), entra in uno stato d’ansia che può portare con sé forte malessere, irrequietezza e persino aggressività.
- Phubbing, dalla crasi dei due termini inglesi phone snubbing, ossia snobbare con il telefono. Fa riferimento a tutte quelle occasioni in cui un individuo è talmente assorto nel suo smartphone che non è in grado di interagire con le persone fisicamente presenti accanto a lui e che stanno tentando di stabilire un’interazione. Si tratta di un comportamento che tutti almeno una volta nella vita abbiamo visto in atto, in noi stessi o in altri a noi cari, e che, qualora diventi pervasivo, può arrivare a compromettere i rapporti.
- Vamping, ossia “vampireggiare”, nel senso di stare svegli la notte fino alle prime ore del mattino per restare in comunicazione, chattare o giocare con altri utenti in Internet, una sorta di cybercomunità notturna. Comportamento associato in particolare agli adolescenti, può causare cattiva qualità del sonno, irritabilità, nervosismo, scarsa attenzione, basso rendimento scolastico.
- Dismorfia da Snapchat, ossia la sempre più diffusa tendenza nei giovani e meno giovani a ricorrere al bisturi del chirurgo estetico per avvicinarsi alla versione di se stessi a cui abituano i filtri di app come Snapchat applicati alle nostre foto. Ad essere richiesti sono così labbra sempre più carnose, occhi sempre più grandi e nasi sottilissimi.
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giovedì 27 Marzo 2025