Orgoglio e pregiudizio: trame occidentali
Doverosa premessa: non sono mai stato nell’Est Europa. So che Praga è meta di quasi tutti i viaggi d’istruzione (o viaggi distruzione?) al culmine della scuola superiore, ma a me non è toccata questa sorte. Anni fa mi sono spinto in Slovenia per qualche ora, ma non credo possa essere catalogata come “Est Europa”. Per cui il viaggio che ho avuto occasione di fare in Polonia di recente ha rappresentato una novità anche sotto questo punto di vista.
Seconda e altrettanto doverosa premessa: quanto segue rappresenta il mio sentire, la mia percezione e – sì, lo ammetto – anche i miei pregiudizi. Non c’è l’intenzione di far passare il mio sentire come il sentire generale, i miei pregiudizi come i pregiudizi di tutte le persone che si avvicinano alla Polonia. Sono (solo) riflessioni personali.
Quando ti avvicini alla Polonia senza essere mai stato lì o in qualche altro Paese est-europeo, ti aspetti di trovare in tutto delle pesanti tracce di Unione Sovietica. Sarà probabilmente il fatto che i paesi della parte orientale dell’Europa ci sono molto meno noti di quelli occidentali: le televisioni ne parlano più raramente, i film che vediamo solitamente non li considerano come location, sono mete forse meno frequentate turisticamente. Insomma, sembra che la storia – per chi va in quei posti per la prima volta, senza essersi un minimo informato prima – si sia fermata alla Guerra fredda, al Muro di Berlino e che il pesante, opprimente, totalizzante controllo dell’URSS debba in qualche modo informare ogni cosa: dalle case ai modi di essere.
Quindi, una certa maniera un po’ brusca di approcciarsi alle persone, condita da una evidente circospezione e una tendenza al controllo, quasi fossimo e fossero tutti delle spie occidentali. Quindi, palazzi enormi, densamente iper-abitati, oltremodo poveri. Quindi, città chiuse, militarizzate, agonizzanti.
È bastato percorrere una quindicina di chilometri all’interno dei confini polacchi per rendermi conto di quanto quel castello di idee che avevo sulla Polonia fosse campato in aria. Limitandosi a percorrere l’autostrada, si vedono più McDonald’s e KFC di quanti probabilmente ce ne siano in Italia, Francia e Germania messe insieme. Altro che spie occidentali.
E le persone? Come dappertutto, in linea di massima, ma con una disponibilità e una gentilezza a volte sorprendenti. Anche se avere a che fare con dei turisti spesso inquina – magari anche solo inconsciamente – il comportamento di un locale, che si fa più morbido e cordiale. Così come sono, infine, i grandi centri: vivi e pulsanti, pieni di gioventù, aperti, fervidi.
Fortunatamente, viaggiare contribuisce a scrollarsi di dosso un bel po’ di pregiudizi. E questo non fa mai male.
Approfondimenti
Twitter:
giovedì 7 Novembre 2024