Ninjutsu, tra mito e realtà
Grazie all’arte, nelle sue diverse forme, ad oggi abbiamo tutti un’immagine scolpita nella mente del Ninja: una figura leggendaria capace di muoversi silenziosamente, confondendosi tra le ombre, e in grado di esibirsi in coreografie pazzesche per poi scomparire in una nube di fumo.
Lo scopo di questo articolo è mettere in luce la verosimiglianza e le esagerazioni nell’immaginario collettivo riguardanti il Ninja.
Il Ninja non è soltanto una leggenda, infatti è esistito davvero, e ancora oggi le sue strategie e tecniche sono tramandate di generazione in generazione, da Sensei (maestro) a Deshi (discepolo). Lo scopo di questi insegnamenti, oltre a promuovere questa cultura secolare, è fornire gli strumenti per temprare anima e corpo, utili per affrontare sia le sfide quotidiane sia quelle straordinarie. In un corso di Ninjutsu, infatti, sono previste tecniche di respirazione e di meditazione, da svolgere individualmente all’inizio e alla fine della giornata, ed elementi di difesa personale da applicare in caso di aggressione.
Il Ninja si muoveva in silenzio e nell’ombra? In effetti poteva succedere che gli fossero assegnate delle missioni urgenti all’ultimo minuto, e in quei casi quindi il Ninja ricorreva alla furtività come la intendiamo noi oggi. Negli altri casi, il Ninja giocava d’anticipo, presentandosi al villaggio obiettivo come il cugino di qualcuno ed integrandosi così nella comunità, riuscendo così a “nascondersi in bella vista” e a completare indisturbato la propria missione.
Qualora qualcosa andasse storto e una guardia lo intercettasse, il Ninja allora ricorreva alla violenza per impedire che essa desse l’allarme e la missione fallisse. In questi casi, il Ninja accorciava la distanza tra sé e il nemico, e così poteva eseguire varie tecniche tratte dal Ju-Tai Jutsu, colpendolo in specifiche parti del corpo al fine di neutralizzarlo. La tecniche di Ju-Tai Jutsu hanno anche un fine propedeutico, ossia la tecnica deve essere studiata alla perfezione per poterla eseguire istintivamente, ovviamente l’apprendimento prevede che prima di potersi approcciare alle successive si debba effettuare la tecnica in modo ineccepibile. In ogni caso, si tratta di tecniche che si basano sulla biomeccanica, e non sulla magia o stregoneria, sebbene il Ninja allora fosse in grado di far leva sulla vasta superstizione del Giappone antico per destabilizzare l’avversario.
Le tecniche del Ninja possono prevedere, oltre alle mani nude, anche l’utilizzo di attrezzi Ninja quali Shuriken (piccole lame nascoste nella mano), Shinobi Gatana, Jō (bastone corto), Bō (bastone lungo), Kusari Gama (Falce e catena), Kusari Fundō (Catena con pesi alle estremità), Kama (falcetto) e Yumi (Arco).
Questa cultura affascinante è un patrimonio da salvaguardare e tramandare, ed è proprio a questo scopo che la scuola Kuro Kumo Ryu Ninjutsu, nell’ Honbū Dōjō situato a Ferrara, insegna con gioia la via del Ninja ai propri Deshi volenterosi.
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giovedì 7 Novembre 2024