Netflix contro tutti, intervista ad un cinema
Nel 2018 la Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia fece clamore e, a suo modo, la storia: ben otto film (di cui 5 in concorso) erano prodotti e distribuiti da piattaforme di streaming (6 Netflix, 2 Amazon Studios).
Per capire l’impatto della scelta del direttore artistico della Mostra Alberto Barbera basterebbe voltarsi indietro e guardare a quello che era successo appena quattro mesi prima, in occasione del Festival di Cannes. Netflix era stata costretta a ritirare tutti e cinque i film che aveva presentato, a causa delle proteste di distributori ed esercenti francesi. La loro posizione era netta: a Cannes ci vanno solamente film che sono usciti o che usciranno nelle sale.
Qual è il problema? «Il problema è la concorrenza “sleale”», sostiene Matteo Pacchioni, che fa parte del direttivo responsabile del cinema “Capitol” di Sermide (Mantova), «che si verifica quando i vari Netflix o Prime Video producono un film e lo distribuiscono solamente sulle loro piattaforme o, peggio ancora, sulle piattaforme e contemporaneamente anche in sala». È il caso del film Netflix Sulla mia pelle, presentato proprio in quell’ edizione del Festival di Venezia e distribuito il 12 settembre sia in sala sia sulla piattaforma di streaming. In sala per modo di dire, perché quasi tutti i cinema italiani boicottarono il film. «Decidemmo di boicottarlo proprio per questo motivo, perché era concorrenza sleale».
La disputa tra piattaforme e cinema è esplosa nel corso del 2020 che, se ha favorito qualcuno, è stato proprio lo streaming. Per esempio, nel maggio del 2020, dopo nemmeno sei mesi di vita, Disney+ ha sfiorato i 60 milioni di sottoscrittori totali. Un numero che aveva previsto di raggiungere solo nel 2024. Ed è stata proprio la “casa di Topolino” ad alimentare le proteste degli esercenti italiani quando, approfittando della chiusura dei cinema, ha deciso di distribuire sulla propria piattaforma alcuni film pensati per la sala. È il caso di Mulan, uscito su Disney+ il 4 settembre a prezzo maggiorato. Ed è il caso, soprattutto, di Soul, la cui uscita prevista per settembre è stata prima rimandata di due mesi e poi definitivamente cancellata a favore di una distribuzione in streaming. E questo prima che si sapesse della nuova chiusura dei cinema imposta dal governo. Un comportamento che ANEC (l’Associazione nazionale esercenti cinema) ha definito inaccettabile: «Si tratta di un altro duro colpo inferto alle sale cinematografiche», che contavano moltissimo sul film della Pixar per dare un po’ di ossigeno a un bilancio economico disastroso.
Quale può essere la soluzione? Secondo Pacchioni, «il rispetto delle finestre di distribuzione: un film sta in sala per certo numero di settimane prima di approdare sui vari Netflix, Prime video… o in home video. E questo avvantaggia tutti: se una persona ha gustato il film in sala poi probabilmente andrà a rivederlo quando uscirà sulla piattaforma. Chi al cinema non ha fatto in tempo a vederlo, lo andrà a recuperare in streaming. Ci sarebbe quindi un vantaggio comune nel fare così».
Al di là di tutto, il 2020 lascia una questione a cui è difficile rispondere: il cinema sopravviverà a quest’anno o lascerà definitivamente il passo allo streaming? «Credo che sopravviverà. Sono convinto che appena ci sarà la possibilità di tornare al cinema in sicurezza – quindi in compagnia, come ad un’esperienza di comunità – il pubblico comincerà a ripopolare le sale».
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lunedì 10 Febbraio 2025