L’occhio su Trento: scorci e rintocchi del simbolo della città

Foto di Ilaria Bionda

L’occhio su Trento in questo appuntamento si sofferma sul simbolo della città che svetta tra i tetti delle case e dei palazzi: la Torre Civica, detta anche “di piazza”. Immediatamente riconoscibile grazie alla sua cima merlata e alla bandiera che ne orla la sommità, la costruzione domina con i suoi 43 metri di altezza Piazza Duomo, oltre a diversi scorci trentini, scandendo le ore della vita cittadina.

Costruita intorno al 1150 come avamposto di difesa per volere del Principe Vescovo, la torre viene innalzata a più riprese e basa le sue fondamenta sulle rovine della Porta Veronensis, uno degli ingressi alla Tridentum Romana lungo l’antica via Claudia Augusta. Nel corso degli anni, seguendo le trasformazioni della città e, soprattutto, del Palazzo adiacente – da residenza vescovile a sede del potere comunale e del tribunale – la costruzione diventa un luogo di detenzione per coloro in attesa di giudizio. È, inoltre, proprio grazie al legame con il potere comunale, rappresentato grazie alla sua posizione, che a essa viene attribuito il nome “Civica”.

Durante il Concilio, la torre viene utilizzata per abbellire ancora maggiormente la città, mostrandosi sfarzosa agli occhi delle importanti personalità che transitano nei suoi pressi. Le pareti esterne vengono per questa ragione affrescate con rappresentazioni del patrono di Trento, San Vigilio, e, dalla sommità, diviene tradizione sparare fuochi d’artificio.

Come il vicino campanile del Duomo, anche la Torre Civica è da sempre dotata di campane. Tuttavia, al contrario della torre campanaria che scandisce la vita religiosa, essa si occupa di scandire la vita pubblica e lavorativa.

Sono le campane le protagoniste dei fatti più curiosi legati alla Torre Civica. In primis, le due erano di tali dimensioni da possedere un nome proprio: la maggiore era denominata “Renga” e chiamava i cittadini all’arengo, ossia alla seduta pubblica, oltre che alle condanne a morte; la “Guardia”, invece, di dimensioni minori, batteva le ore e fungeva da segnale d’allarme in caso di incendi. Ed è proprio un incendio ad arricchire la storia della Torre e delle sue campane.

Nel 2015, infatti, fiamme derivate da un corto circuito colpirono la sommità della torre causando la caduta della Renga e il distaccamento del suo battacchio, il quale procurò alla scalinata dei danni ancora visibili oggi. La campana rimase per il resto apparentemente integra. Solo apparentemente, sì, perché nel momento in cui si provò a farla suonare, non si riuscì. Questa era infatti originariamente composta da una lega di bronzo contenente stagno, il quale è il responsabile della sonorità dell’oggetto ma, malauguratamente, se esposto al calore si volatilizza. Le alte temperature dell’incendio ebbero proprio questo effetto, lasciando la campana priva della sua caratteristica principale: il suono.

L’antica Renga è stata lasciata come testimonianza nel punto esatto della sua caduta, mentre una nuova campana è stata rapidamente posizionata, perché la città non può rimanere senza i suoi rintocchi.

Approfondimenti
Lascia un commento

I commenti sono moderati. Vi chiediamo cortesemente di non postare link pubblicitari e di non fare alcun tipo di spam.

Invia commento

Twitter:

martedì 14 Gennaio 2025