L’occhio su Trento: i dettagli nascosti di Palazzo Sardagna
Per chi non ha l’abitudine di alzare lo sguardo mentre cammina per strada, il palazzo che si trova all’angolo tra via Calepina e via Roccabruna – nel centro storico della città, a due passi dal Duomo – potrebbe passare inosservato. L’occhio su Trento, in questo appuntamento, si sofferma proprio su un particolare di Palazzo Sardagna, l’attuale sede del Rettorato dell’Università di Trento che molto nasconde ai disattenti.
Con le sue due facciate monumentali e un portale imponente, l’edificio barocco è sicuramente una chicca da fermarsi a rimirare. Si suppone che la costruzione sia avvenuta nella prima metà del ‘500, quando in città era già diffusa l’influenza di Bernardo Clesio, il Principe Vescovo conosciuto oggi soprattutto per la ristrutturazione cittadina messa in atto. Le modifiche riguardarono in particolare la modernizzazione degli acquedotti, l’aumento dei commerci e l’ampliamento del Castello del Buonconsiglio. Clesio, inoltre, si occupò di far abbellire diversi edifici e chiamò per l’occasione alcuni dei più famosi pittori dell’epoca.
Palazzo Sardagna non ne rimase escluso: le due sale al pianterreno – denominate dello Zodiaco e di Costantino – furono affrescate da Marcello Fogolino, l’artista che più a lungo operò per il principe vescovo sopracitato e che contribuì all’affermarsi della pittura rinascimentale in Trentino.
L’occhio su Trento è stato attratto un elemento della monumentale facciata di Via Calepina: uno dei due telamoni a sostegno del balcone. Il personaggio della mitologia greca, rappresentante una figura di uomo a tuttotondo, è sinonimo di Atlante – colui che sosteneva i pilastri del cielo – e viene spesso utilizzato come sostegno strutturale o decorativo, in sostituzione a colonne e lesene. Si tratta del corrispettivo maschile della cariatide e il prefisso “tel-” significa proprio “(sop)portare”. In aggiunta a questi, sono presenti, sopra al portale, anche tre putti che reggono lo stemma gentilizio dei Sardagna.
Nonostante la presenza dell’emblema, la famiglia che dà il nome al Palazzo vi abitò solamente dal 1613. Non esistono documenti sulle origini dell’edificio: non si conoscono i committenti, né la destinazione d’uso primaria, ignoti i primi proprietari. Si possono solo fare ipotesi: forse una ristrutturazione di preesistenti case medievali, forse un primo utilizzo commerciale, come suggerisce l’esistenza di un’ampia corte interna, arricchita da scale e loggiati.
Più certezze si hanno sulla storia e sulla funzione recente e attuale dell’edificio. Per quasi quattro decenni, 1975 al 2013, Palazzo Sardagna fu sede storica del Museo tridentino di scienze naturali, la principale struttura museale naturalistica della città. Dopo lo spostamento delle esposizioni al nuovo MUSE, nel quartiere delle Albere, il palazzo è diventato sede ufficiale dell’Università di Trento, ospitando gli uffici del rettorato.
Nonostante un passato misterioso e una posizione non di spicco, oggi Palazzo Sardagna merita che si alzi lo sguardo – e se possibile che si entri – per ammirarlo.
Approfondimenti
Twitter:
martedì 21 Gennaio 2025