Le effigi di Saddam
A quattordici anni Saddam già desiderava esercitare il potere, e poiché possedeva una grande determinazione, cercò fin da allora di progettare le mosse necessarie. Affidandosi alla sua volontà di ferro e agendo senza scrupoli riuscì a progredire, anche se l’obiettivo finale restava lontano. “Ce la farò per il demonio!” – diceva così spesso, da convincersi che l’aiuto di una creatura infernale sarebbe stato fondamentale. Allora cominciò a cercare i diavoli nei libri, nei marabutti, nelle cerchie degli indovini e dei vecchi sapienti, finché ebbe un’intuizione: doveva cercare a Babilonia, l’antica città del peccato. Quando raggiunse l’antico sito fu preso dallo sconforto, perché il deserto aveva cancellato ogni traccia e restava solo una ricostruzione delle mura.
Poco distante però, si ergeva ancora una rovina di ziggurat, simile ad un tocco di burro squagliato al sole. Lì iniziò la sua ricerca, mettendosi a scavare con tutta la lena di cui era capace. Estrasse tanta terra da fabbricare una collinetta, sulla cui cima, la sera, rimuginava i suoi propositi di grandezza.
Tanto fece che riuscì a snidare dalla voragine un povero demonio magro e quasi cieco, che a vederlo così non gli avresti dato un dinaro. Saddam pensò fosse pur sempre una potente creatura infernale capace di aiutarlo nei suoi piani e senza tanti preamboli gli disse che era disposto a giocarsi l’anima a dadi: se avesse vinto, voleva diventare il dittatore del suo paese. Il demonio frastornato dalla luce e dal vento che tirava forte fuori dalla sua tana accettò, e tirò per primo. Al suo turno il giovane rimase per qualche minuto con i dadi ben stretti nel pugno. Poi ci alitò sopra e quando fu ben sicuro che la cera si era squagliata e i piccoli pesi interni erano sulla faccia opposta a quella del sei, effettuò il lancio. Così l’astuto Saddam vinse grazie ad un inganno e rimase così soddisfatto del suo tiro, che si dimenticò di nascondere quei dadi truccati, rimasti a terra a testimoniare il suo imbroglio. Quando l’altro se ne accorse si infuriò, ma il nuovo dittatore, per nulla spaventato, si limitò a guardarlo con il suo caratteristico ghigno. Il demonio fu così irritato da quel sorriso irriverente che gli disse: “Goditi pure il tuo potere, ma ricordati che molto presto verrò a mangiarti la faccia”. Poi sparì inghiottito dalla sabbia. Da allora Saddam si è fatto fotografare con quel medesimo sorriso e ha posto l’immagine in tutto il paese: nei mercati, sui muri delle case, nei musei, sui tappeti, agli incroci delle strade e perfino agli ingressi delle frontiere. E’ furbo Saddam, ne sa una più del diavolo. Ancora al giorno d’oggi, ogni tanto, si denunciano oltraggi all’effige del presidente riprodotta su cartelloni e statue. Lui lo prende a pretesto per fucilare qualche oppositore, ma dentro di sé sa benissimo che è quello stupido demonio miope, giocato per la seconda volta, che cerca di mangiargli la faccia. Allora se la ride, ah come se la ride!
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mercoledì 22 Gennaio 2025