Letteratura DA viaggio

Letteratura da viaggio: lo scrivo di nuovo poiché temo possa essere letto come refuso, invece no, non lo è. Questo, vuole essere piuttosto un deliberato (ed a breve giustificato) errore d’utilizzo d’una preposizione che mai viene vista unire i termini letteratura e viaggio. Esiste infatti il genere “Letteratura di viaggio”, che accorpa tutti quegli scritti che trattano del viaggiare. Quello di cui voglio parlare io tuttavia non è d’un genere letterario riconosciuto, ma di quella straordinaria sensazione che lascia sulla pelle e nel cuore il leggere il giusto romanzo mentre si viene cullati dai movimenti d’un treno in corsa.

Di mezzi pubblici, con i quali ho percorso in lungo ed in largo lo “Stivale”, ne ho presi molti. Nel periodo dell’università, in particolare, mi sono data la possibilità di viaggiare. Dovendo necessariamente contenere le spese, ho quindi scelto prevalentemente treni “regionali” che, oltre ad avere costi più accessibili rispetto alle rapidissime “frecce”, hanno una durata mediamente più lunga. Quando si hanno di fronte quattro o cinque ore di viaggio è necessario trovare efficaci escamotage per ammazzare il tempo: la mia fortuna è stata (sempre) quella di avere un cellulare che prendeva poco e che mi spingeva quindi a ricorrere a mezzi non-tecnologici. È stato così che, sulle mie prime tratte “Trento-Bologna”, ho deciso di abbandonare l’idea di utilizzare il telefono e di portare con me almeno un libro ogni qualvolta fossi in partenza.

Nel tempo ho compreso che non tutti i libri che mi accompagnavano si sposavano bene con tali situazioni: avevo bisogno di racconti non troppo impegnativi, poiché in agguato vi era sempre la possibilità che il caos prodotto degli altri passeggeri o il rumore stesso del treno potessero distrarmi da letture oltremodo complesse. Messo quindi prontamente da parte il proposito di provare a studiare Montanari, ho iniziato ad andare alla ricerca di romanzi che potessero rendere l’attesa dell’arrivo un piacere.

La letteratura, insieme al suo straordinario potere evocativo, mi ha spesso trascinata in meravigliosi luoghi, ovunque io stessi leggendo. Facendolo in treno, ho tuttavia provato un’emozione nuova: quella di viaggiare tre volte al contempo. Ho viaggiato nell’universo dei racconti che leggevo mentre un treno mi portava fisicamente da qualche parte nel mondo. Insieme a questi due ho sperimentato poi l’esplorazione di spazi creati dalla mia mente mentre, affacciandomi dal finestrino e coccolata dalla lettura e dai movimenti del vagone, riscoprivo dettagli del paesaggio mai notati prima. Ecco, quindi, cos’è per me la letteratura da viaggio: tutto ciò che permette di dimenticare la pesantezza di lunghe ore trascorse su scomodi sedili, perché fra le mani si ha la possibilità di “muoversi” ed esplorare più di quanto si pensasse.

Ed ecco allora cosa mi manca di più di quella tratta “Trento-Bologna”: leggere sapendo che quando avrei chiuso le pagine del libro, non solo avrei fatto tesoro di nuovi spazi letterari, ma avrei anche raggiunto una città che ogni volta avrei riscoperto, romanzo dopo romanzo, con occhi nuovi, ma sempre colmi d’amore.

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mercoledì 11 Settembre 2024