La vittimologia

Può sembrare un titolo insolito per un articolo, eppure ne vogliamo parlare, sì! Perché è importante sapere di cosa si tratta non solo per i professionisti che operano nell’ambito dell’avvocatura, della magistratura, della psicologia, della criminologia e nelle forze dell’ordine. La vittimologia è un aspetto di cui tutti possiamo tenere conto, sapendo di cosa si tratta.

Abbiamo intervistato Marco Monzani, Professore all’Istituto Universitario IUSVE (Venezia) e membro del Board of Directors della International Society of Criminology.

Cos’è e di cosa tratta la vittimologia?

“La vittimologia può essere definita come quella branca della criminologia che si occupa dello studio della vittima di reato, delle conseguenze che ella ha subito a seguito dell’esperienza di vittimizzazione, della sua relazione con l’autore del reato e del ruolo che essa ha rivestito nella genesi e nella dinamica del crimine.
E’ una disciplina relativamente recente (risale agli anni ’40-’50 del secolo scorso), e intende riconoscere la dignità che meritano le vittime di reato, con un’ottica diversa rispetto a quella del nostro sistema penale attuale, che potremmo definire ancora oggi fortemente reo-centrico, vale a dire centrato quasi esclusivamente sull’autore del reato, sull’accertamento della sua responsabilità penale e sulla necessità della sua punizione”.

Perché è importante parlarne?

“È importante parlarne perché non solo il sistema giustizia, come detto, ha grossi debiti nei confronti delle vittime di reato, ma anche il sistema della comunicazione, così come le istituzioni e il territorio.
È necessario sensibilizzare intorno alla questione perché solo attraverso la sensibilizzazione le vittime e la società in genere possono raggiungere la consapevolezza di quanto subito, consapevolezza che sarà necessaria alla vittima per poter chiedere aiuto per uscire dalla situazione di vittimizzazione, e che sarà necessaria alla società per poter predisporre reti di sostegno adeguate a protezione e tutela delle vittime stesse”.

Quali applicazioni trova questa disciplina? È una questione che riguarda solamente “gli addetti ai lavori”?

La vittimologia trova i suoi principali ambiti di applicazione in situazioni di reato, in particolare di reati che abbiamo definito “relazionali”, vale a dire quei reati nei quali tra l’autore e la vittima vi era una qualche forma di relazione che ha preceduto il reato stesso. E questo perché la maggior parte dei reati può essere definita relazionale, sia perché è statisticamente più probabile che un reato venga commesso tra due soggetti che, prima del fatto, intrattenevano una qualche forma di relazione (affettiva, di parentela, amicale, di lavoro, di vicinato, ecc.) piuttosto che venga commesso tra due sconosciuti; sia perché, nella maggior parte dei casi, le motivazioni che hanno portato al reato sono rinvenibili nella storia di quella particolare relazione. Ultimamente il gruppo di lavoro che coordino all’interno dell’istituto Universitario IUSVE di Venezia, e che appartiene al Centro Universitario di Studi e Ricerche in Scienze Criminologiche e Vittimologia (SCRIVI), sta orientando i propri interessi anche verso situazioni ad oggi “snobbate” dalla criminologia classica, ma che, secondo noi, meriterebbero particolare attenzione, vuoi perché le vittime sono numericamente tantissime, vuoi perché le conseguenze della vittimizzazione sono, spesso, gravissime. Mi riferisco, in particolare, alle vittime di reati ambientali e alle vittime di reati colposi (si pensi, ad esempio, ai circa 1.000 morti all’anno sul posto di lavoro), vittime, quasi tutte, di omicidi colposi per inosservanza delle norme di sicurezza, e non di fatti accidentali penalmente irrilevanti”.

Quali sono i progetti futuri della realtà in cui lei opera, dedicati alla vittimologia?

“I progetti futuri sono tanti: siamo in fase di pubblicazione di una ricerca, la prima in Italia, sull’uomo vittima di violenza relazionale; solitamente si parla soltanto di vittime di genere femminile, ma ricordiamo che vi sono anche soggetti di genere maschile che potrebbero restare vittima di diverse forma di violenza.

Stiamo ultimando, come consulenti di parte, un importante lavoro di valutazione del danno esistenziale patito da diverse vittime di un disastro ambientale che rivendicano il riconoscimento come vittime all’interno di un contesto processuale.

I progetti futuri sono, dunque, legati a questi aspetti, oltre all’intenzione di offrire ancora maggiore attenzione e protezione alle vittime di reati colposi.

Il nostro obiettivo è quello di sensibilizzare i non addetti ai lavori, e di formare gli addetti ai lavori, intorno a tutte le tematiche di interesse vittimologico, nella convinzione che una buona consapevolezza (individuale e sociale) dei meccanismi di vittimizzazione, possa aiutare a reprimere e, ancor più, a prevenire questi fenomeni nella tutela delle vittime reali (affinché la loro esperienza di vittimizzazione si possa concludere il prima possibile) e delle potenziali vittime (affinché non possano mai divenire vittime reali).

E’ un obiettivo faticoso quanto ambizioso, ma riteniamo valga la pena perseguirlo, perché la posta in gioco lo merita”.

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mercoledì 19 Marzo 2025