In volo oltre le Alpi, la storia di Geo Chavez
È soprattutto per la sua lettera D che Domodossola è conosciuta quasi ovunque. Che sia per il famoso gioco Nomi, Cose, Città o grazie al celebre programma condotto da Mike Bongiorno La ruota della fortuna, tutti ricollegano la città in primis alla sua iniziale. Ma questa cittadina nel nord del Piemonte, a pochi chilometri dal confine con la Svizzera, può essere ricordata anche per una importante, seppur tragica, impresa. Fu proprio nei dintorni di Domodossola, infatti, che terminò il viaggio dell’aviatore peruviano Geo Chavez, il primo a trasvolare le Alpi.
Era il 23 settembre del 1910 quando Georges Antoine Chavez – chiamato più comunemente Geo – tentò l’impresa di superare l’arco alpino con il suo monoplano Gipeto, un aereo dotato di una sola ala, all’epoca ritenuto molto pericoloso (si consideri che il famoso aereo dei fratelli Wright era un biplano e possedeva dunque ali doppie). Erano anni, quelli, di grandi imprese, tra cui, negli ultimi mesi del 1909, la trasvolata della Manica compiuta dal francese Louis Blériot. Inserita nel contesto, quella di Chavez si trattava di una sfida internazionale, il Gran Premio della Traversata delle Alpi, proposta dal Touring Club Italiano e dal Corriere della Sera, che prevedeva la rotta con partenza dalla cittadina svizzera di Briga, il sorvolo del passo del Sempione, di Domodossola (dove era previsto un pit-stop di rifornimento) e di Stresa e Varese, con arrivo a Milano.
Chavez fu il primo a iscriversi e, alla fine, l’unico a partecipare. Forte dei suoi primati di volo in altezza, con quote ben più alte del Sempione, l’aviatore peruviano partì per la sua impresa ma il primo tentativo fallì a causa delle pessime condizioni atmosferiche, tipiche dell’ambiente montano. Il 23 settembre, però, con migliori previsioni meteo, l’inizio del secondo tentativo avvenne positivamente e, dopo la partenza da Briga, il sorvolo del Sempione procedette bene nonostante qualche turbolenza. Giunto a Domodossola, durante la preparazione per l’atterraggio previsto per il rifornimento, qualcosa andò storto – probabilmente a causa di danneggiamenti dati dalle turbolenze – e il monoplano si schiantò al suolo. Estratto ancora vivo e portato all’ospedale, Chavez morì qualche giorno dopo per la gravità delle ferite riportate.
Tale impresa temeraria, accolta con entusiasmo, destò un’ondata di commozione nel suo finale tragico. Geo Chavez divenne un potente simbolo per i giovani in avvicinamento al mondo dell’aviazione, oltre che un eroe nazionale in Perù, dove a lui è dedicato l’aeroporto di Lima e in suo onore il 23 settembre cade la Giornata Nazionale dell’Aviazione. La morte dell’aviatore portò turbamento anche in Italia, dove Giovanni Pascoli gli dedicò l’ode Novembre 1910, anche intitolata A Chavez o Inno a Chavez.
Non solo con questa poesia, oggi è possibile ricordare Chavez anche con il monumento commemorativo nei pressi del luogo della sua tragica caduta, nella campagna alle porte di Domodossola, e grazie alla canzone Jorge (anche nella versione italiana Geo) arrangiata e incisa dal gruppo domese I Pentagrami per l’evento commemorativo del centenario dell’impresa.
Approfondimenti
Twitter:
venerdì 28 Marzo 2025