Il tempo vuoto
Giovanni si sveglia alle 6:30.
Dopo un rapido bagno, si veste, fa colazione in fretta e vola in strada.
Corre a prendere il pullman per raggiungere l’edificio che lo terrà occupato per un’intera mattinata.
Ore 14. Fuga per il cibo. Stesso mezzo, direzione opposta. Pranzo rapido, sregolato e disordinato.
Ore 15. Ancora quel pullman, di nuovo quell’edificio.
Corso d’inglese, per essere sempre competitivi nel mondo globale.
Corso d’informatica, perché la tecnologia è il futuro.
Sono le 19 ed è ora di rientrare. Sul pullman, migliaia di cose da rivedere, memorizzare e ricordare.
La giornata non è terminata. Ci sono gli allenamenti del calcetto e la lezione di pianoforte.
Alle 23 è ora di andare a letto perché il suono della sveglia si fa vicino.
Giovanni è un bambino di 8 anni che nella sua cartella non ha un diario, ma un’agenda da imprenditore.
La società ci ha insegnato che l’ozio è il padre dei vizi e che il tempo libero è sinonimo di perdita di tempo. Addio passeggiate, corse in bici, palestra, caffè con gli amici, chiacchierate, viaggi, giornate al mare, la lettura di un buon libro, la visione di un film o semplicemente stare distesi sulla schiena ad ammirare il paesaggio.
Il non far nulla è diventato sinonimo di inutilità e fallimento che ha generato il culto del senso di colpa.
Così, nel corso degli eventi abbiamo elaborato la cultura del tempo pieno per evitare di fare i conti con la propria vita e il proprio mondo interiore fatto di sogni soffocati, limiti, preoccupazioni, insicurezze che generano paura.
Il tempo libero, in realtà, è un modo per riscoprire se stessi, i propri punti di forza e di debolezza per migliorare la propria vita.
Importante sarebbe introdurre la cultura del tempo vuoto, per spingere ogni persona a pensare, ad ascoltare, a ragionare e a reinventarsi.
Esso ci allena a riscoprire chi siamo, per ottenere il meglio da ogni situazione.
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giovedì 7 Novembre 2024