Il piacere della lettura

Stringere un libro fra le mani, saggiarne il peso rassicurante, aspirare il profumo delle sue pagine, perdersi nelle sue trame crea sempre un’emozione unica. Fa sentire protetti e importanti. Leggere un libro è sinonimo di tempo speso per se stessi. Nella società odierna in cui si è travolti dalla frenesia e dallo stress, non si dovrebbe sottovalutare il valore pacifico e rilassante di un buon romanzo. Proprio per questo il dato sull’analfabetismo funzionale in Italia lascia sconcertati. Quand’è che ci siamo persi il piacere della lettura?

Penso che il primo passo verso l’educazione ai libri avvenga in famiglia. Ricordo ancora mia madre leggermi un capitolo a sera de La piccola principessa prima di addormentarmi. Ricordo di aver imparato a memoria tre racconti brevi a forza di farmeli leggere dai miei genitori. Li conoscevo talmente bene da voltare la pagina nel momento giusto, al punto che le persone pensavano sapessi leggere all’età di due anni. Eppure questi sembrano tempi lontanissimi. I bimbi che incontro adesso mi sanno mostrare benissimo come funziona il gioco sul cellulare o sul tablet dei genitori, ma non sono in grado di raccontarmi una storia. Educandoli allo schermo e non alla carta, uccidiamo lentamente ed inesorabilmente la loro fantasia.

L’eliminazione dell’esame delle elementari ha contribuito ulteriormente a questa povertà educativa e, di conseguenza, culturale. L’esame era più una formalità che una vera e propria prova di sbarramento, ma obbligava le maestre di italiano a insegnare ai propri alunni a produrre un testo scritto. E si sa, che il modo migliore per imparare a scrivere bene è leggere molto.

È qui che entrano in gioco le case editrici. Ho da poco avuto il piacere di vedere il film Genius, che narra il lavoro di editing e la pubblicazione del primo romanzo dello scrittore statunitense Thomas Wolfe. La pellicola mette in luce soprattutto il fondamentale contributo del suo editore Maxwell Perkins della Scribner’s Son, casa editrice di nomi illustri come Francis Scott Fitzgerald e Ernest Hemingway. Perkins passava ore a leggere le lunghe pagine del manoscritto di Wolfe, ne sottolineava le criticità e spendeva altre infinite ore a discuterne con lo scrittore. Fino al raggiungimento del tanto agognato prodotto finale pronto per la stampa. Un bestseller assoluto.

Che cosa fanno oggi le case editrici? A giudicare dall’offerta che si può trovare in libreria, ci tocca constatare con amarezza che sembrano privilegiare la quantità alla qualità. Eppure il loro compito non dovrebbe essere proprio il contrario? Non dovrebbero essere loro, in veste di esperti, quelli che ti consigliano ed educano alle letture migliori?

Ormai che sia in politica o nell’editoria, passa sempre più il messaggio che chiunque possa improvvisarsi statista o scrittore. Mi chiedo come mai allora, in tutti gli altri campi, vengano richiesti un curriculum e dei requisiti ben specifici. Ed ora, dato che questi pensieri mi creano tensione, chiederò a un bel libro di salvarmi.

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domenica 8 Dicembre 2024