Il mondo delle donne
Il 10 dicembre 1948 la neonata Assemblea Generale delle Nazioni Unite adottava con 48 voti a favore la Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo. Fortemente voluta dall’ex first lady statunitense Eleanor Roosvelt, essa rappresentava la somma dei diritti individuali che si erano lentamente imposti nei Paesi occidentali a partire dalla Rivoluzione francese e che avrebbero dovuto rappresentare la base etica e morale del nuovo mondo, uscito malconcio dalla seconda guerra mondiale.
Tra le diverse declinazioni dei principi in essa contenuti, la Dichiarazione metteva l’accento anche sui diritti della donna e sul suo ruolo nella società e nella famiglia, parificandolo di fatto a quello dell’uomo.
Non tutti i Paesi però approvarono il testo e, tra gli otto astenuti, l’Arabia Saudita si dichiarò fermamente contraria proprio al riconoscimento di uguali diritti tra marito e moglie. L’opposizione della monarchia saudita derivava dall’interpretazione del Corano che prescriveva un ruolo subordinato della donna rispetto al suo consorte e rispecchiava una tradizione secolare ancora oggi dominante nella maggior parte delle comunità islamiche.
Malgrado la solennità della Dichiarazione, essa non poneva obblighi giuridici agli Stati. Per questo motivo, fin dalla loro istituzione, le Nazioni Unite si diedero l’obiettivo di promuovere l’adozione di trattati internazionali che creassero veri obblighi per gli Stati, ne condizionassero i comportamenti e quindi migliorassero davvero la vita delle persone.
Dopo una serie di accordi caratterizzati da un approccio settoriale, nel 1979 l’Assemblea Generale adottò la Convenzione sull’eliminazione di ogni forma di discriminazione della donna, con l’intento di affrontare la questione in maniera completa. L’adesione della stragrande maggioranza dei Paesi sembrò un buon segnale, ma l’assenza tra di essi degli Stati Uniti e le numerose riserve* avanzate da molti firmatari ridussero l’accordo a poco più di una mera enunciazione di principi.
Ciò nonostante, attraverso questa ed altre iniziative, l’ONU ha contribuito negli anni ad uniformare alcuni diritti minimi della donna nel mondo, favorendo ad esempio il riconoscimento del suffragio femminile in quei Paesi che non lo prevedevano.
Se da un lato è innegabile che il diritto internazionale abbia avuto un ruolo positivo nel miglioramento della condizione della donna, dall’altro esso non sembra però aver scalfito il carattere patriarcale della stragrande maggioranza delle società. Non stupisce infatti che in Arabia Saudita o in Mali la donna sia considerata inferiore all’uomo, ma lascia invece perplessi che anche nella civile Scandinavia, dove esistono da decenni normative all’avanguardia in materia di parità di diritti, la metà delle donne dichiari di avere subito abusi verbali o fisici.
Nonostante gli evidenti miglioramenti e malgrado una donna sia stata molto vicina a diventare la persona più potente della Terra, il cammino per il genere femminile è purtroppo ancora molto lungo.
*La riserva è una dichiarazione unilaterale con la quale si esclude o si modifica l’effetto giuridico di una o più clausole di un trattato
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domenica 8 Dicembre 2024