“Gioventù bloccata. Il difficile passaggio dalla scuola al lavoro in Italia”: intervista all’autrice Valentina Magri
Valentina Magri, laureata in Management all’Università Bocconi di Milano con una tesi sull’inattività giovanile in Italia, ha lavorato nei settori finanziario e fintech. Giornalista specializzata in economia e finanza, coordina la versione online di Wall Street Italia.
È intervenuta al Festival dell’Economia di Trento di qualche settimana fa, per presentare il libro di cui è coautrice: “Gioventù bloccata. Il difficile passaggio dalla scuola al lavoro in Italia”. Il volume, scritto a quattro mani con il Professore Francesco Pastore, è un’inchiesta tempestiva sulla questione giovanile in Italia che ha come obiettivo quello di dare delle risposte concrete, sulla base di dati reali, proponendo strade possibili diverse dalla direzione, evidentemente migliorabile, in cui si sta procedendo.
Il libro è stato inoltre il Vincitore della prima edizione del Premio Letterario di Saggistica Economica e Sociale del Sole 24 Ore. Leggendolo e ascoltando l’intervento di Valentina Magri, le curiosità emerse sono tante, così come la voglia di approfondire i molti argomenti che toccano la vita quotidiana di ogni persona, genitore, insegnante, studente o lavoratore. Di seguito alcune di queste domande e, per tutte le altre, è caldamente consigliata la lettura del libro.
L’alternanza scuola lavoro è bistrattata, lo si evidenzia subito nella presentazione: non basta più un modello sequenziale. Ma perché, cosa è cambiato?
L’alternanza scuola lavoro è stata ridimensionata dal governo Conte I nel 2019, che le ha cambiato nome in Pcto (Percorsi per le competenze trasversali e l’orientamento) e ha ridotto le risorse al fondo che la finanzia, stabilendo di assegnarle solo per il numero minimo di ore previste dalla legge. L’alternanza scuola lavoro introdotta per la prima volta da Renzi con la Buona Scuola nel 2015 era indebolita dal sistema di istruzione italiano, che non offre una formazione professionale efficace come quello tedesco. Poteva essere migliorata, ma depotenziarla rappresenta un passo indietro. Il modello sequenziale vigente (in cui, in sintesi, prima si studia a scuola, e solo dopo si va a lavorare) è uno degli ostacoli al passaggio dalla scuola al lavoro nel nostro paese.
Facendo seguito ad un articolo già pubblicato su UnderTrenta , una domanda che sorge spontanea è questa: conviene ancora laurearsi in Italia?
Conviene ancora laurearsi in Italia: le retribuzioni dei laureati italiani sono più alte del 37% rispetto a quelle dei diplomati, dicono i dati OCSE del 2020. Tuttavia, il premio salariale associato alla laurea in Italia è inferiore rispetto alla media OCSE, dove il differenziale è del 55%.
Chi sono i giovani disoccupati di oggi?
I giovani disoccupati oggi sono prevalentemente di sesso femminile e residenti nel sud Italia. Il tasso di disoccupazione dei giovani di 15-24 anni è quasi il triplo di quello degli adulti italiani e superiore alla media europea. Uno svantaggio che persiste al di là del ciclo economico. Questo divario a sfavore dei giovani suggerisce che esistono dei problemi che li affliggono più degli adulti, a nostro avviso dovuti alla transizione dalla scuola al lavoro.
La gestione del denaro da parte dei giovani ha un suo ruolo in questa situazione?
Fare esperienze di lavoro, seppur piccole, permette ai giovani di capire meglio il mercato del lavoro ma anche il valore del denaro e della sua gestione. Un prezioso insegnamento per i giovani di un paese che è tra gli ultimi per livello di educazione finanziaria: nel 2020 eravamo 25esimi su 26 paesi secondo i dati dell’Ocse.
La formazione è la patata bollente che si passano scuola e azienda. Ma qual è a tuo avviso il bandolo della matassa? Da dove si può iniziare concretamente?
Ognuno deve fare la sua parte, sia la scuola, sia le imprese. Un buon punto di partenza è che si parlino di più, cogliendo occasioni come i Pcto, l’apprendistato e magari disegnando programmi formativi insieme, come già avviene per gli Its Academy.
Ti chiediamo tre azioni che secondo te oggi la scuola è in grado di fare e tre azioni che oggi l’impresa è in grado di fare, per i giovani, per facilitare il passaggio scuola – lavoro e per cercare di frenare la situazione attuale che stiamo vivendo.
Le scuole possono puntare di più sui Pcto (investendoci più tempi e risorse e formando i docenti); introdurre l’apprendistato alla tedesca, magari riconvertendo in tal senso istituti tecnici e professionali; migliorare l’orientamento scolastico e professionale; introdurre percorsi di studio più flessibili in modo da permettere agli studenti di aggiustare il tiro sulla loro formazione man mano che acquisiscono consapevolezza su cosa vogliono fare da grandi. Le imprese dovrebbero dare tempo, soldi attenzione ai giovani, considerandoli una risorsa e non solo manodopera a basso costo. Dare tempo e attenzione vuol dire puntare sulla loro formazione. Dare soldi vuol dire uno stipendio dignitoso per chi lavora o un rimborso spese decente per gli stagisti.
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domenica 23 Marzo 2025