Giovani e lavoro: Emma Bresciani e l’arte di raccontare
Emma Bresciani ha 24 anni e come lavoro racconta storie. Trentina d’origine, attualmente vive a Torino dove lavora come scrittrice e sceneggiatrice. L’abbiamo intervistata per approfondire alcuni aspetti relativi al suo mestiere e al percorso che l’ha portata a trasformare la sua grande passione in una professione.
Scrivere e raccontare storie, la tua passione si è trasformata in un lavoro. Ci racconti qualcosa su di te e sulla tua attività?
La mia passione principale è sempre stata la scrittura, ho provato ad adattarla in diversi modi e ambiti negli anni ma il punto focale è sempre stato raccontare storie. Ad oggi lavoro nel collettivo di sceneggiatori che ho fondato, assieme a tre colleghi, a Torino e organizzo un festival di cinema – il Busa Film Fest – nella zona dell’Alto Garda, giunto alla seconda edizione. L’obiettivo di quest’ultimo è creare un ambiente di aggregazione sano per ragazzi e ragazze con la passione per il cinema, ma anche dare una possibilità a videomakers della zona di farsi notare e vivere un momento sotto i riflettori. Con il mio collettivo Studio la Spice, invece, scriviamo per il cinema e la tv. L’ultimo lavoro all’attivo è stato per Kilimangiaro su Rai3: abbiamo scritto più di venti servizi per loro. Negli anni scorsi abbiamo collaborato con Sky Cinema e Sky Sport per la creazione di contenuti editoriali e vinto una menzione speciale con una graphic novel al Premio Mattador del 2019. A dicembre 2021, inoltre, inizia il mio corso di sceneggiatura alla Scuola Holden.
Qual è stata la tua formazione?
Ho frequentato il liceo artistico Depero, indirizzo multimediale cinematografico, e già nei primi anni la passione per il cinema è diventata dirompente: è in quegli anni che ho cominciato a pensare che la mia passione per la scrittura poteva unirsi a quella del cinema. Durante la formazione liceale ho avuto la fortuna di avere insegnanti che mi hanno sempre appoggiata e stimolata a inseguire le mie passioni, non solo insegnandomi ma anche accompagnandomi nel mio percorso di crescita. Al momento di decidere l’università, dopo il diploma, mi sono imbattuta nella Scuola Holden, forse la scuola di scrittura migliore di tutta Italia. Un biennio senza esami fondato da Alessandro Baricco, con professionisti che si prendono degli anni di pausa per dedicarsi all’insegnamento. Mi sono diplomata alla Scuola Holden nel 2018, curriculum Serialità: una specializzazione per le serie tv e tutto ciò che può essere reso seriale, fumetti, web series…”
Perché hai deciso di prendere questa strada?
Non avevo altra scelta, fin da bambina ho sempre saputo che scrivere era il mio violon d’Ingres. A 14 anni me lo sono anche tatuata, ispirandomi all’opera di Man Ray. Il Violon D’ingres è ciò che sai fare meglio, la cosa che ti calza a pennello addosso… Nel mio piccolo, anche Busa Film Fest ha proprio questo obiettivo: noi per scherzare diciamo che è per non far fare la muffa agli Hard Disk, e più o meno è proprio così. Non so negli anni come si evolverà, se continuerò sul binario del cinema o se mi sposterò sui libri (che sono una mia grandissima passione, da leggere e da scrivere). L’importante per me è continuare a raccontare.
Hai qualche sogno nel cassetto per il futuro?
Troppi per fare un elenco, alcuni più assurdi e lontani: per esempio aprire una scuola o una casa di produzione, riaprire il cinema di Riva del Garda e organizzarvici serate per coinvolgere e abituare la gente alla cultura. In generale amo pensare di portare ciò che ho imparato e imparerò alla mia casa natale, il Trentino e l’Alto Garda, spesso molto ancorato solo alle dinamiche del turismo per investire nella cultura. Altri sogni sono forse più fattibili o vicini: come pubblicare i miei libri, continuare a vivere di storie e scrivere serie tv italiane inclusive, che fanno affiorare tematiche che stanno a cuore a ragazze e ragazzi adolescenti. Sono loro il futuro a cui dobbiamo rivolgerci.
Cosa consiglieresti a chi volesse intraprendere un percorso simile al tuo?
Tenere duro, fare appello alle virtù d’animo senza lasciarsi trascinare nelle dinamiche di competizione malsane che spesso il mondo del cinema e dell’arte ti fanno credere come obbligatorie. Lavorare e lavorarci giorno per giorno; a scuola ci dicevano una frase molto vera: scrivere è riscrivere. Serve pazienza e tenacia oltre al talento che, se non va a braccetto con l’allenamento e la costanza, è sprecato. Serve credere in sé e nei propri sogni, barcollare solo per raddrizzare il passo e continuare a seguire quella strada. Penso sia una sorta di fede, bisogna lavorare sul qui e ora per costruire la solidità del futuro. Soprattutto bisogna crederci, crederci un sacco e fortissimo. Con umiltà, quella sempre. Scrivere è una sorta di artigianato: bisogna acquisire manualità con la materia prima e poi limare, limare, e limare. E così anche con le storie. In bocca al lupo a tutte e tutti!
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lunedì 11 Novembre 2024