Genitori 2000

Ci sono giorni in cui si è stanchi ed altri invece in cui si è distrutti e le pile, spesso, non si fa nemmeno in tempo a ricaricarle. La genitorialità è uno di quegli aspetti della vita che trascina con sé un grandissimo svantaggio, che può tuttavia essere trasformato in una qualità: non si impara affidandosi meramente allo studio della teoria. E, seppure fiumi d’inchiostro siano stati versati per dispensare infallibili consigli, per quanto si possa leggere o ci si possa informare, nulla di tutto ciò è sufficiente per essere realmente pronti. A fare il genitore, infatti, s’impara “mettendo le mani in pasta” e soprattutto mettendosi in gioco con la consapevolezza e la tranquillità che tanto, qualcosa, per forza, si sbaglierà.

Molte sono le teorie che negli anni si sono susseguite, prendendo l’una il posto dell’altra, nella speranza di trovare la formula migliore per crescere i propri figli. Oggi, ad esempio, si racconta di come, una volta, i neonati venissero staccati dalle mamme subito dopo il parto, portati al “nido” dell’ospedale e restituiti al genitore ogni tre ore, solo per il tempo necessario per nutrirli. Ora, invece, i tempi sono così cambiati che i bambini dalle loro mamme non si staccano più, perché si è compreso quanto sia benefico il contatto pelle a pelle, capace di favorire il rilascio di ormoni come l’ossitocina, sancendo fra i due un legame intimo e profondo.

Oltre a ciò, oggi sappiamo anche che lo straordinario effetto “maternizzante” di questo ormone lo può provare anche il papà, in grado anch’egli di produrlo. Il contatto pelle a pelle, tuttavia, è solo una delle tante “scoperte” moderne, tra le quali troviamo anche la dimostrazione degli effetti benefici del “babywearing” (il portare il neonato in fascia), che favorisce per il piccolo un istantaneo senso di sicurezza che si rifletterà poi anche sul suo carattere e temperamento futuro.

E non è affatto strano che ciò accada: basti pensare al ruolo della mamma. Lei, che per nove mesi è casa, lo continua ad essere anche dopo il parto. Durante la gravidanza protegge il suo piccolo cullandolo col suono del battito del suo cuore, contenendolo nel proprio grembo e rassicurandolo con la propria voce: il “babywearing” non fa altro che ricordare al bimbo queste sensazioni uniche nei mesi che seguono la sua (traumatica) venuta al mondo.

Non vi è un giusto o uno sbagliato quando si tratta di crescere i figli: ogni genitore, infatti, dovrebbe essere lasciato libero di scegliere ciò che reputa migliore per sé e per il proprio bimbo. Solo una è la costante che va mantenuta: i bambini vanno coccolati e amati, perché piccoli ci rimangono per (troppo) poco tempo. Dobbiamo essere pazienti, imparare a capire di cosa hanno bisogno e come soddisfare tali necessità perché ogni bimbo è diverso, e noi adulti siamo spesso sciocchi: pensiamo di avere la verità in pugno e finiamo invece per perderci in un bicchier d’acqua.

In quei casi, non resta che sperare che i nostri figli abbiano la clemenza di scendere al nostro livello, perché siamo noi, sempre e comunque, ad avere qualcosa da imparare da loro.

Approfondimenti
Lascia un commento

I commenti sono moderati. Vi chiediamo cortesemente di non postare link pubblicitari e di non fare alcun tipo di spam.

Invia commento

Twitter:

sabato 8 Febbraio 2025