Fuorifestival 2024, i videogiochi alla conquista di Hollywood

Anche quest’anno il Festival dell’Economia di Trento annovera molti eventi nella sezione Fuorifestival, uno dei quali ha visto Gianni D’Arienzo, autore e sceneggiatore Slim Dogs Production, Renato Franchi, Global Marketing Director CMON, e Gabriella Giliberti, critica cinematografica, interrogarsi sul tema I videogiochi alla conquista di Hollywood.

Il passato dell’industria audiovisiva ha spesso annoverato adattamenti che pescavano non solo da libri e fumetti ma anche dal mondo del gaming, ma solo recentemente con serie televisive come Fallout – Prime Video -, The last of us – HBO – e con Super Mario Bros – il film, sono arrivati prodotti di qualità autoriale. “Il videogioco è stato spesso sottovalutato, considerato di serie B anziché una forma d’arte a sé stante. Ultimamente però l’approccio delle produzioni è cambiato: si è persa la credenza erronea che fosse necessario snaturare il materiale di partenza per conferirgli un valore e si è iniziato invece a coinvolgere fin da subito gli autori dei videogiochi da adattare”, concordano Giliberti e Franchi.

Il momento di svolta in questo senso viene impresso dalla Marvel con la creazione dell’MCU. “Per la prima volta vengono coinvolti appassionati e conoscitori dei fumetti per creare film d’intrattenimento sopra la media e con un progetto di programmazione sul lungo periodo. È un’operazione produttiva lungimirante che manca invece alla concorrente DC, che punta tutto su figure registiche di spicco ma che spesso rischiano di restare vittime della propria visione estetica. La capacità di creare un buon adattamento risiede poi nelle mani degli sceneggiatori: devono comprendere il messaggio dell’opera e variare solo ciò che non lo snatura, in questo modo lo stesso personaggio può essere interpretato da attori diversi pur restando sempre fedele a se stesso”, spiega D’Arienzo.

Se i fumetti americani si prestano particolarmente ad operazioni del genere, essendo scritti da autori diversi che conferiscono molteplici dimensioni ai medesimi personaggi – tra tutti i Batman di Burton e Nolan -, lo stesso non si può applicare ai manga giapponesi, più lineari ma basati sulla serialità. “Adattamenti live action come il recente One Piece di Netflix sono molto più complicati da realizzare, perché già complessi da immaginare. Si deve ricreare l’arco narrativo dei personaggi, il tipo di esperienze che hanno trasmesso al lettore nel manga o allo spettatore nell’anime”, specifica Giliberti.

Tutti sembrano poi concordare sull’importanza degli adattamenti in quanto mezzi per veicolare messaggi importanti attraverso metafore più comprensibili e digeribili da tutti: dall’inclusione rappresentata dai mutanti negli X-Men, passando per le idiologie simboleggiate da supereroi e non – si vedano i supercattivi della serie Prime The Boys – fino ai mostri riproposti in chiave contemporanea per parlare di problematiche politiche – l’Uomo Invisibile diventa così allegoria dello stolking. Franchi chiosa: “Videogioco, libro, fumetto e cinema sono tutti media diversi in grado di coinvolgere pubblici diversi. Quando dialogano tra loro acquistano più visibilità e stimolano le persone ad andare a ricercare le fonti di partenza, creando una catena di valore”.

Approfondimenti
Lascia un commento

I commenti sono moderati. Vi chiediamo cortesemente di non postare link pubblicitari e di non fare alcun tipo di spam.

Invia commento

Twitter:

mercoledì 9 Ottobre 2024