Dieci anni di hospice: l’”Amedeo Bettini” pioniere in Trentino

Ci sono luoghi dove per preservare la vita si lotta con tutti i  mezzi a disposizione ed altri invece in cui, consapevoli che tutto il possibile è già stato fatto, si viene accompagnati alla fine. Fino a dieci anni fa “hospice” era un termine completamente sconosciuto in Trentino. Nonostante l’ospedale di Mezzolombardo offrisse un servizio simile, quello di Mori è stato il primo vero ‘hospice’ inaugurato sul territorio.

In generale tali luoghi ospitano malati terminali, offrendo loro supporto psicologico e cure palliative. Ad accompagnarli nel percorso verso la fine della loro esistenza, insieme ai professionisti, ci sono anche i parenti, supportati anch’essi in un delicatissimo e doloroso momento.

Molte furono le polemiche sorte relativamente alla nascita dell’«Amedeo Bettini», che veniva inaugurato nel 2012 presso la struttura “A.P.S.P Benedetti” di Mori accanto alla casa di riposo: «oggi ,tuttavia, nessuno metterebbe più in discussione questo fondamentale servizio», ha dichiarato il Presidente Gianmario Gazzi in una recente intervista rilasciata al giornale “L’Adige”: «È stato difficile combattere il pregiudizio ma ci siamo riusciti».

Quello dell’‘hospice’ è per l’appunto un tema di difficile trattazione: abbraccia la vita ma anche la morte, quest’ultima, discorso che spesso si preferisce evitare. Eppure, la fine dell’esistenza è parte integrante d’essa e quindi degna d’essere affrontata (anche “solamente” a parole). Spesso, quando è la paura a prevalere, si viene inconsciamente indotti a cercare di pensare a temi ritenuti più “felici”, piuttosto che tentare di scoprire luoghi come il «Bettini»: se in vita cerchiamo dignità e sostegno è giusto tuttavia pretendere le medesime caratteristiche anche nel percorso che dell’esistenza accompagna verso la fine. Queste strutture sono infatti, in fondo, una metafora della vita stessa: i pazienti che vi soggiornano sono solo di passaggio e la consapevolezza di ciò spinge chi sta loro accanto (compresi i professionisti) a stabilire una profonda relazione fatta di empatia, grazie alla quale è possibile trarre preziose testimonianze del vissuto di chi, di lì a poco, verrà salutato.

Sebbene quella dell’ ‘hospice’ potrebbe per alcuni sembrare una realtà “poco felice”, se si entra nell’«Amedeo Bettini» si verrà immediatamente confortati dal sorriso dei componenti d’un’equipe che non si ferma mai. Percorrendo il corridoio che divide ampie stanze singole arredate (e personalizzabili), si giungerà alla sala comune insieme allo spazio dedicato ai bimbi, posti vicino a cucina, giardino degli aromi e sala spirituale, che accoglie qualsiasi religione o confessione.

In occasione del decimo anniversario del «Bettini» di Mori, il Presidente Gazzi ha raccontato anche meravigliosi episodi accaduti nel corso del tempo, come due matrimoni ed innumerevoli compleanni gioiosamente festeggiati.

Per quanto questo tipo di strutture possano risultare lontane dalla vita di tutti i giorni, sono luoghi fondamentali per garantire a chi, ineluttabilmente obbligato a congedarsi da questo mondo, alla morte vuole giungervi vivendo ciò che resta in maniera degna, lasciando traccia di sé in luogo che parla anche di vita.

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domenica 8 Dicembre 2024