Correre fa bene… anche in città?

Foto di Clique Images, Unsplash

Certo, sulla carta fare una corsa all’aria aperta è tonificante, salutare e punteggiato da provvidenziali distrazioni – il passante, il fiore, il vento, il passero che cinguetta – che possono, anche solo per un attimo, far dimenticare il sudore versato durante la corsetta en plein air. Ma se abitiamo in città? Se attorno a noi ci sono «solo case su case, catrame e cemento», come cantava “il Molleggiato” Celentano già più di cinquant’anni fa? E se magari l’orario di punta, tra infinite code di macchine, è l’unico momento libero che abbiamo per fare movimento?

In proposito viene in aiuto un importante studio coreano del Seoul National University College of Medicine, guidato dal professor Sang Min Park e pubblicato nel 2021, che, osservando per diversi anni consecutivi un nutrito campione di coreani di età compresa tra i 20 e i 39 anni e provenienti da città diverse, ha cercato di fare chiarezza sui danni e i benefici derivati dal connubio tra sport ed esposizione all’inquinamento. Innanzitutto, il nemico numero uno, su cui si è concentrato lo studio, sono le Particulate Matter – polveri sottili – che in base alla dimensione prendono il nome di PM10 (hanno diametro di 10 micrometri e attraverso naso e laringe possono penetrare nel tratto superiore dell’apparato respiratorio) e PM2,5 (più piccole e molto più dannose, con un diametro di 2,5 micrometri che consente loro di raggiungere e danneggiare il sistema cardiocircolatorio e, secondo alcuni studi, persino il Dna).

I risultati della ricerca hanno evidenziato due punti essenziali: da una parte il rischio di malattie cardiovascolari aumenta con la diminuzione della quantità di attività fisica svolta dagli individui che vivono e si allenano in zone con basso inquinamento atmosferico, dall’altra alti livelli di attività fisica possono influire negativamente sulla salute delle persone che, al contrario, vivono e si allenano in contesti più inquinati. Tradotto: la sedentarietà fa male, in particolare se vivete in contesti salubri che consentirebbero di fare serenamente attività fisica; lo sport all’aperto fa bene, ma può diventare nocivo se vivete in contesti particolarmente inquinati. La soluzione? Moderazione. Dallo studio, infatti, è emersa l’importanza di far rientrare l’esercizio fisico nella quantità media raccomandata dalla Società Europea di Cardiologia, ovvero 5 allenamenti la settimana di 15-30 minuti di corsa/bicicletta o 30-60 minuti di camminata. Questo perché durante l’allenamento respiriamo un volume ben maggiore di aria (e relativi inquinanti) e dunque è importante, soprattutto in zone con alti livelli di polveri sottili, non praticare sport fuori casa oltre la quantità consigliata, pena la compensazione o perfino l’inversione degli effetti positivi.

Oltre a questo, mentre attendiamo che l’abbassamento del livello di inquinamento atmosferico diventi un obiettivo globale sia nelle parole che nei fatti, vale sempre la pena di seguire alcune semplici regole di buon senso. Fare sport all’aperto prediligendo i parchi e le zone verdi, il più possibile lontani dal traffico delle strade; evitare gli orari di punta e il centro città; preferire alla sera la mattina presto, quando la qualità dell’aria è migliore; e infine, visto che la pandemia, volenti o nolenti, ci ha oramai abituati molto bene all’uso delle mascherine, consideriamo di indossarle anche durante lo sport, in particolare le efficaci mascherine studiate espressamente per la pratica sportiva cittadina.

Approfondimenti
Lascia un commento

I commenti sono moderati. Vi chiediamo cortesemente di non postare link pubblicitari e di non fare alcun tipo di spam.

Invia commento

Twitter:

domenica 8 Dicembre 2024