Chiudi

Un'esperienza su misura

Questo sito utilizza cookie tecnici e, previa acquisizione del consenso, cookie analitici e di profilazione, di prima e di terza parte. La chiusura del banner comporta il permanere delle impostazioni e la continuazione della navigazione in assenza di cookie diversi da quelli tecnici. Il tuo consenso all’uso dei cookie diversi da quelli tecnici è opzionale e revocabile in ogni momento tramite la configurazione delle preferenze cookie. Per avere più informazioni su ciascun tipo di cookie che usiamo, puoi leggere la nostra Cookie Policy.

Cookie utilizzati

Segue l’elenco dei cookie utilizzati dal nostro sito web.

Cookie tecnici necessari

I cookie tecnici necessari non possono essere disattivati in quanto senza questi il sito web non sarebbe in grado di funzionare correttamente. Li usiamo per fornirti i nostri servizi e contribuiscono ad abilitare funzionalità di base quali, ad esempio, la navigazione sulle pagine, la lingua preferita o l’accesso alle aree protette del sito. Comprendono inoltre alcuni cookie analitici che servono a capire come gli utenti interagiscono con il sito raccogliendo informazioni statistiche in forma anonima.

Prima parte6

cm_cookie_cookie-wp

PHPSESSID

wordpress_test_cookie

wordpress_logged_in_

wordpress_sec_

wp-wpml_current_language

YouTube1

CONSENT

Scopri di più su questo fornitore

Google3

_gat_

_gid

_ga

Scopri di più su questo fornitore

Contest Giornalismo Partecipativo, “Giornalismo sociale: disabilità e media”

contest coverChe cos’è il giornalismo sociale ma soprattutto: esiste? A rispondere a queste domande è stato il giornalista de “l’Adige” Giuliano Beltrami, nel corso della lezione “Giornalismo sociale: disabilità e media” rivolta ai giovani iscritti all’edizione 2020 del Contest di giornalismo partecipativo – Tempora Onlus.

Perno dell’intervento è stata l’esperienza di vita del giornalista, che ha esordito con il racconto di un episodio legato alla sua giovinezza: l’occupazione – assieme ai suoi compagni, per un’intera settimana – dell’istituto per ciechi allora frequentato.

Quell’episodio attirò l’attenzione dei media che, ad occupazione conclusa, pubblicarono titoli dai toni esasperati come: “Poliziotti picchiano i ciechi”, perdendo di vista l’essenza stessa dei fatti. Questo aneddoto ha rappresentato l’incipit per una riflessione volta a comprendere l’essenza del vero giornalismo sociale, tale solo nel momento in cui l’attenzione viene riservata ai protagonisti e alle motivazioni che portano ad un determinato evento.

E proprio su questo fronte è illuminante quell’episodio: infatti gli articoli scritti sull’occupazione dell’istituto, furono da considerare piuttosto forme di giornalismo «sensazionale», frutto dello spasmodico desiderio di attirare l’attenzione dei lettori e fare audience.

Per approfondire alcune tematiche dell’incontro abbiamo incontrato il relatore per rivolgergli alcune domande:

Quali erano le condizioni di quell’istituto e perché decideste di occuparlo?

«Le condizioni non erano delle migliori: cinquant’anni fa la disabilità era tenuta nascosta, considerata come vergogna, fallimento familiare. Il disabile veniva tenuto in casa o chiuso in un istituto e questo fu uno dei motivi per i quali decidemmo di ribellarci. Ora la mentalità sembra essere cambiata e più propensa all’integrazione. Gli istituti dove prima il disabile era isolato sono stati oggi fortunatamente chiusi, in favore d’una integrazione scolastica».

Crede che ci si occupi abbastanza e nel modo giusto di questi temi?

«Credo che di disabilità ce ne si occupi molto poco e questo perché non si sa come trattare questo argomento. Spesso i media preferiscono dedicarsi a creare fenomeni mediatici o a premiare i fatidici “eroi del sociale”, ma ci sarebbe molto altro di cui scrivere, molto altro da raccontare».

Pensa che i media potrebbero divenire buon veicolo per approfondire il tema disabilità?

«La disabilità oggi viene mostrata e non più tenuto nascosta e questo da una parte è un bene perché ha creato una cultura. Pensiamo però a quante parole inutili vengono scritte su questi temi e alla insaziabile voglia di fare scoop, che non fa altro che arrecare danni. La disabilità è un mondo da scoprire e restano aspetti considerati tabù che potrebbero essere invece interessanti da sondare, come ad esempio la sessualità. Se usati nel modo giusto, i media potrebbero certamente divenire un prezioso strumento d’informazione e sensibilizzazione».

Approfondimenti
Lascia un commento

I commenti sono moderati. Vi chiediamo cortesemente di non postare link pubblicitari e di non fare alcun tipo di spam.

Invia commento

Twitter:

  • Il #Moltiplicazionifestival 2022 ha avuto tra i suoi protagonisti i green content creator Alice P ...
  • Nel corso del #Moltiplicazionifestival è stato proiettato il documentario “PrimAscesa – la m ...
  • Tra gli eventi di apertura del Moltiplicazioni 2022, si è tenuto un dialogo d’ispirazione ince ...
  • Vi raccontiamo in quest'approfondimento l'incontro "Siamo Ovunque. Dialoghi ed esplorazioni sul m ...
  • La nostra redazione, lo scorso fine settimana, ha seguito il #moltiplicazionifestival di Rovereto ...
  • Puntuale come ogni anno, prima della fine dell’estate, anche nel 2022 è tornato Poplar Festiva ...

domenica 28 Maggio 2023