Come superare il blocco dello scrittore?
C’è una divertente storiella che ha per protagonista James Joyce e che Stephen King racconta nel suo bellissimo On Writing. Poco conta se sia vera oppure – com’è più probabile – inventata. Fa più o meno così: “Un amico di Joyce, vedendo lo scrittore in preda alla disperazione e capendo che quello stato era causato da difficoltà lavorative, gli chiede ‘Quante parole hai scritto oggi?’ ‘Sette’. ‘Sette? Ma, James, è ottimo per te!’ E Joyce fa: ‘Sì, ma non so in che ordine vadano’.
Tutte le persone che si cimentano con una certa assiduità con la scrittura incontrano prima o poi sulla propria strada le sette parole di Joyce. Sette parole che non vogliono saperne di mettersi in ordine, di avere un senso o di partorirne altre. E questo è un bel problema. Perché Joyce, mettendo in fila sequenze di sette parole in disordine, ha costruito i suoi capolavori, mentre noi comuni mortali non possiamo permettercelo e dobbiamo anzi trovare una soluzione diversa.
Lo so, l’avete capito da un po’: le sette parole di Joyce altro non sono che il famigerato blocco dello scrittore. Che cosa fare quando succede? Che cosa fare quando le parole sono come i fili delle cuffiette, cioè impossibili da districare? Mi sento di proporre almeno tre soluzioni che mi hanno aiutato nelle più buie occasioni. Possano aiutare tutti gli scrittori e tutte le scrittrici in cerca di salvezza là fuori.
ALCOL – A mali estremi, mali rimedi. O era estremi rimedi? Non ricordo, le birre si stanno facendo sentire. Sì, lo riconosco anch’io: la bottiglia non è mai la soluzione e blah blah blah… Ma posso garantire che un bicchiere di rosso, oltre a sciogliere la lingua, sgranchisce per bene anche le dita.
FRESH START – Premete CTRL + A e poi Backspace e, come per magia, tutto quello che avrete scritto fino a quel momento scomparirà. Forse è troppo estrema come soluzione, ma credo sia fisiologico – ma anche segno di discreta maturità – saper riconoscere il proprio limite (in questo caso la propria incapacità di scrivere una determinata cosa) e abbandonare tutto. Qui non vale il detto ‘any publicity is good publicity’: la cattiva scrittura è solo cattiva scrittura, e una bella perdita di tempo. Breve aneddoto autobiografico: originariamente questo articolo doveva essere una riflessione che incrociava educazione e guida, ma mi sono arenato sull’incipit – un bell’incipit, efficace e d’impatto, o così almeno mi pareva: “credo si possa capire molto dell’educazione di un popolo dal modo in cui i suoi membri si comportano mentre sono in automobile” – e ho deciso di lasciar perdere e di scrivere quello che state leggendo. Visto? Utile soluzione.
PROCRASTINARE – Dice: “Vabbè, tu magari cancelli tutto e dopo tre giorni ti viene l’idea del secolo che ti avrebbe svoltato l’articolo, ma ormai è troppo tardi perché nel frattempo ti sei dedicato a millecento altre cose e quella l’hai demandata. Non può esserci un’altra soluzione?”. Sì, c’è e si chiama procrastinazione. Credo che sia naturale un blocco per chi scrive. Il modo migliore per superarlo non è incaponirsi sulla pagina (né darsi all’alcol o buttare via tutto), ma salvare quanto scritto, chiudere il file, non pensarci più per un po’ e dopo qualche giorno riprovarci. Sono convinto che a quel punto le parole sgorgheranno da sè e il blocco sarà superato.
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martedì 21 Gennaio 2025