Cambiare casa… anche per la salute del pianeta
Si cambia casa per cambiare vita, un taglio netto come primo passo verso un domani diverso. Lo si fa per cogliere un’opportunità lavorativa, per seguire il proprio compagno di vita o perché d’improvviso serve più spazio, un giardinetto, un terrazzo. Insomma, si può cambiare casa per i motivi più svariati, che però sono sempre legati alle nostre soggettive umane esigenze. Oggi però anche questa scelta può e dovrebbe, idealmente, iniziare a tenere in conto anche le esigenze di “qualcun altro”: l’ambiente. Ebbene sì, dove abitiamo incide anche sulla salute del pianeta.
Mentre agli inizi del ‘900 quasi l’85% della popolazione di tutto il mondo viveva in ambienti rurali a bassa densità, secondo le Nazioni Unite, è ormai oltre il 55% della popolazione mondiale a risiedere in città. Una tendenza che non sembra arrestarsi e che secondo le stime arriverà a interessare entro il 2050 quasi il 70% dell’intero consesso umano (dati United Nations, 2018 Revision of World Urbanization Prospects). Insomma, le città e le metropoli, culle di cemento e asfalto costruite dall’uomo per l’uomo, nonostante molti aspetti critici, continuano a esercitare una forte attrazione per la loro capacità di soddisfare la quasi totalità delle esigenze umane. Tuttavia, nonostante occupino soltanto il 3% del suolo del pianeta, sono proprio gli agglomerati urbani dove si registrano di gran lunga i maggiori consumi di risorse naturali e la maggior produzione di CO2 e di rifiuti a livello globale.
Ma vivere in campagna o in piccoli borghi invece è più sostenibile? Sì, perché nelle zone rurali la convivenza tra uomo e ambiente si fa più stretta: persone e natura condividono maggiormente i medesimi spazi e questo garantisce un quadro generale più equilibrato, più stabile, dove le piante riescono a meglio mitigare l’impatto negativo che le nostre vite hanno sull’ambiente. La scarsa qualità dell’aria, l’inquinamento acustico, le isole di calore urbano, il dissesto idrogeologico… tutte problematiche ambientali legate alle aree più urbanizzate e che il verde può contrastare. Scegliere di vivere in un luogo dove c’è maggiore compenetrazione tra uomo e natura significa inserirsi in un contesto che lotta a nostro favore per, ad esempio, abbassare le quantità di polveri sottili nell’aria, per ridurre l’innalzamento della temperatura o il livello di rumore e per mantenere una sana connessione tra noi e il mondo vegetale e animale. Una connessione che oggi si fa sempre più sottile, testimoniata dalla continua crescita dell’inquinamento, dal costante impoverimento della biodiversità e dal rischio sempre maggiore di esaurire le risorse naturali.
Insomma, oggi la città -fortezza come luogo esclusivo dell’essere umano, innalzata contro e non con gli altri – dove con “altri” intendiamo animali e soprattutto piante – non funziona perché se da una parte garantisce il soddisfacimento di molti dei nostri bisogni, dall’altra non tutela la nostra salute e meno che mai la salute del pianeta. Andrebbe rivoluzionata l’idea stessa di città, da pensare non più come uno spazio chiuso, homo-esclusivo, ma bensì aperto, biodiverso, uno spazio vivo di coesistenza ed equilibrio. Nel frattempo, in attesa che le città diventino nicchie ecologiche – obiettivo possibile ma ancora molto lontano dal diventare realtà – se dobbiamo cambiare casa possiamo iniziare a tenere conto anche di questi aspetti.
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mercoledì 9 Ottobre 2024