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Alla ricerca del punto perduto

Alla ricerca del punto perduto

Forse ho scelto un titolo un po’ troppo altisonante per parlare di qualcosa di piccolo come un punto.
Chissà fino a che punto arriveremo. Chissà quale può essere il nostro punto d’appoggio. Chissà da quale punto ripartiremo. Sono solo alcune delle infinite domande possibili a proposito di punti.
Siamo una generazione incerta, fino a che punto così profondamente differente dalle precedenti probabilmente non potremo dirlo mai. Quanto differente da se stessa, nemmeno. Siamo pieni di punti: interrogativi, soprattutto, ma non solo… Per non parlare di quelli di sospensione, sembra che facciano a gara a rincorrersi uno dietro l’altro, con una certa costanza. Mentre i punti esclamativi ci urlano addosso.
Da che punto bisogna iniziare per cercare di trovare una soluzione? Ammesso e non concesso che ce ne sia una unica e definitiva, forse bisognerebbe proprio partire dal restituire il valore giusto ai punti che ci circondano.
Qualcuno ha detto una volta che può esser sufficiente un punto d’appoggio per sollevare il mondo.
Immaginate un mondo in cui il punto esclamativo comporta coraggio ma non sfora nella rabbia delle urla. In cui il punto interrogativo non è il segno di una crisi, ma il lecito dubbio che accompagna ogni scelta. Immaginate un mondo in cui i puntini di sospensione siano la preparazione ad un letto di bellezza, un po’ gli assomigliano…
La forza di un precario è la forza di chi ad ogni punto ha la possibilità di andare a capo.
Di chi sceglie di andare a capo.
Punto e a capo. La gioia del cominciamento, il nostro punto di leva.

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martedì 16 Aprile 2024