Questo sito utilizza cookie tecnici e, previa acquisizione del consenso, cookie analitici e di profilazione, di prima e di terza parte. La chiusura del banner comporta il permanere delle impostazioni e la continuazione della navigazione in assenza di cookie diversi da quelli tecnici. Il tuo consenso all’uso dei cookie diversi da quelli tecnici è opzionale e revocabile in ogni momento tramite la configurazione delle preferenze cookie. Per avere più informazioni su ciascun tipo di cookie che usiamo, puoi leggere la nostra Cookie Policy.
Cookie utilizzati
Segue l’elenco dei cookie utilizzati dal nostro sito web.
Cookie tecnici necessari
Sempre attivi
I cookie tecnici necessari non possono essere disattivati in quanto senza questi il sito web non sarebbe in grado di funzionare correttamente. Li usiamo per fornirti i nostri servizi e contribuiscono ad abilitare funzionalità di base quali, ad esempio, la navigazione sulle pagine, la lingua preferita o l’accesso alle aree protette del sito. Comprendono inoltre alcuni cookie analitici che servono a capire come gli utenti interagiscono con il sito raccogliendo informazioni statistiche in forma anonima.
Prima parte6
cm_cookie_cookie-wp
Verifica l'accettazione dei cookie.
PHPSESSID
Identifica la sessione dell’utente tramite un valore alfanumerico.
È il messaggio iniziale del settimo lavoro discografico del cantautore romano, che rompe i tre anni di silenzio dall’ultimo album Solo un uomo del 2009. E sembra che questa volta, più di tutte, gli possa essere riconosciuta a pieno titolo la paternità di un’ottima idea.
Gli 11 inediti sembrano la somma di un lavoro consapevole, maturo, in cui nulla è lasciato al caso, nemmeno la leggerezza musicale, forse un po’ disillusa, che ha spesso caratterizzato le sue canzoni. Si parte con Una buona idea appunto, canzone dal ritornello radiofonico ma con il testo più impegnato del disco, con riflessioni sulla vita sociale e politica, di cui l’autore (ma anche tutti noi, diciamoci la verità) si sente orfano.
Si passa poi a ballate più delicate come Indipendentemente, dove si riconosce il tocco ai fiati di Roy Paci, o Elementare, in cui parole lievi e poetiche si fanno spazio tra gli archi dell’accompagnamento. Non mancano i suoni più elettronici de Le cose che non abbiamo detto, che ricordano gli esordi del cantautore (ormai 15 anni fa), ma anche le note vintage di Lontano da me, che tocca i temi del viaggio, spesso ripreso da Fabi, nel senso più profondo del termine, visto come perdita, ricerca ma soprattutto scoperta, di se stessi prima che di tutto il resto.
Una nota particolare per Sedici modi per dire verde, che dal primo ascolto rapisce: se il primo brano è una dedica agli “orfani” di qualcosa, questo sembra scritto per tutti coloro che sono alla ricerca e non si sono arresi. «Una strada di terra che inizia ai confini del niente e il mio tutto che ancora si ostina a cercare una via» è così che comincia e si conclude questo pezzo, come in un cerchio, dalla melodia un po’ blues e coinvolgente, che come una favola sembra accompagnare l’uomo alla scoperta di una strada, qualunque essa sia, nel faticoso viaggio della vita, dal quale però ci si salva in un modo o nell’altro.
Accompagnato dagli amici musicanti Pier Cortese e Roberto Angelini, Fabi ci regala un racconto in musica, più che un semplice disco, con i messaggi incisivi e profondi dell’uomo ormai segnato dal tempo e dalle intemperie della vita, ma che con gli occhi di un ragazzo intravede ancora l’arcobaleno. Ecco.
Twitter:
sabato 23 Settembre 2023