FDS 2025, Sofia Goggia: “Mi sento esattamente dove voglio essere”
Sofia Goggia ha portato il pubblico del Teatro Sociale in un viaggio intimo, spirituale, fatto di emozioni, paure, cadute e rinascite. “Mi sento libera a momenti, ma sono esattamente dove voglio essere”, ha spiegato l’olimpionica di PyeongChang 2018.
“Lavoro molto sulla libertà interiore, quella sensazione che ti fa stare bene con te stessa. E quando l’ho provata sugli sci, sono stati i momenti in cui ho reso di più. Oggi mi considero un’atleta adulta, consapevole del mio valore in pista e fuori”. Un equilibrio fragile, costruito sul filo della velocità. “Da bambina ero monella, cercavo sempre di andare più veloce degli altri. La velocità è un’emozione unica, è adrenalina pura. Ogni mattina, quando mi metto gli sci e vedo l’alba dalla cima della montagna, capisco perché amo così tanto questo sport. Ma apprezzo anche la lentezza perché nei pochi momenti che mi concedo, lì costruisco la mia strategia in pista”. La carriera di Sofia è segnata da sacrifici e infortuni, ma anche da un rapporto maturo con la fatica. “Ho avuto tre rotture del crociato, ma non ho mai mollato. Nel 2022 ho imparato che sacrificio viene da sacrum facio, rendere sacro ciò che fai. Non è solo rinuncia. I veri sacrifici li fanno le famiglie numerose con un lavoro precario, non gli atleti. Noi siamo privilegiati: abbiamo trasformato la passione in sogno. È una vita dura, ma bellissima. Sono innamorata della mia vita adesso”. Il dolore, quello vero, non è solo fisico. “La prima volta che mi sono fatta male avevo 14 anni, poi le ginocchia, poi altri infortuni. Ogni volta cercavo di imparare qualcosa. Ma lo scorso anno è stato diverso: ho sperimentato il buio dentro di me, non credevo di avere la forza di uscirne. Per fortuna, ce l’ho fatta”. Nel suo vocabolario non mancano parole chiave come squadra e paura. “Siamo come una barca che salpa e tutti devono guardare nella stessa direzione. Non credo nelle coincidenze: ognuno è artefice del proprio destino. E sì, anch’io ho avuto paura in pista. Ho visto colleghe piangere in Coppa del Mondo. Ma la paura può essere una risorsa, come tutte le emozioni”.E c’è anche spazio per un po’ di ironia: “Il termine Goggiata non lo uso più. Stava diventando una profezia autoavverante. Dopo l’oro olimpico ho detto che avevo fatto la Goggiata più grande della mia vita. Da allora, basta”. Lo sguardo, infine, si proietta verso Milano-Cortina 2026: “Sarà un evento enorme, unico, con le discipline dislocate in cinque poli. Ho fatto solo una gara a Cortina, ma è un posto magico. Mi resta un’immagine poetica: una seggiovia un po’ malconcia che sale nel silenzio, verso la cima della montagna. Una poesia che racconta già cosa sarà quell’Olimpiade”.
Ammirazione e rispetto, perché dietro la campionessa c’è la donna, e dietro la velocità, la ricerca della libertà.
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mercoledì 29 Ottobre 2025