FDS 2025, Julio Velasco: “Maestro di vita”
Allenatore, leader, psicologo, filosofo, maestro. È davvero complicato cercare di definire Julio Velasco. Tra gli ultimi ospiti del Festival dello Sport è stato accolto calorosamente dal pubblico trentino dell’Auditorium Santa Chiara.
Con lui ogni parola diventa insegnamento. Frasi che restano in testa e vanno ben oltre lo sport, l’uomo dallo sguardo profondo e deciso che ha trasformato la Nazionale femminile italiana di pallavolo in una squadra invincibile. Non solo grazie alla tecnica, ma soprattutto perché ha saputo entrare nell’anima delle giocatrici, cogliendone paure e fragilità: la fatica di rischiare, la paura di sbagliare. “Le donne hanno il terrore di sbagliare perché per millenni hanno pagato gli errori con le botte degli uomini. Quindi a volte vanno incoraggiate.” Una frase che spiazza, diretta e senza filtri. È qui che si capisce la sua cifra: empatia. L’arte di guardare dentro l’altro e di tirare fuori il meglio. Non un padre, non un amico: un allenatore. Con disciplina, chiarezza, ma anche la capacità di rendere le atlete autonome e forti. “Non mi piace quando l’allenatore sta vicino alla riga. Voglio vedere la squadra cavarsela da sola.” Velasco viene da La Plata. Suo padre è scomparso quando era bambino, sua madre, un’insegnante di origini inglesi, ha cresciuto da sola lui e suo fratello. In quell’infanzia segnata dalla perdita e da un’Argentina travolta dalla dittatura militare, ha imparato una lezione che ancora oggi lo accompagna: osservare, assorbire, imparare sempre. Crescere senza voltarsi troppo indietro, vivere il “qui e ora”. La vittoria non è un trofeo da esibire, ma un brivido che dura un attimo. “L’ultima palla è pura gioia. Poi arriva un pizzico di depressione, perché è finita. Il giorno dopo capisci davvero cosa hai fatto.” E sa bene che non si può vincere sempre. Per questo spinge a normalizzare anche le giornate storte: “Bisogna saper giocare male, resistere, impedire che gli avversari prendano il controllo.” E poi c’è il gruppo. Per Velasco non basta l’unità di facciata, serve un obiettivo più grande degli interessi individuali. “Una Nazionale non è composta dai giocatori più forti, ma da quelli più adatti a un ruolo. A volte conviene avere una giocatrice meno brava, ma felice di stare in panchina.”
E infine, echeggia ancora questo inno tra gli spalti: “Lo sport è emozione, non è ragionamento o calcolo. Ci sono due grandi spettacoli nel mondo moderno: lo sport e la musica. Niente raduna così tanta gente come queste due cose”.
Sport
Twitter:
mercoledì 29 Ottobre 2025