FDS 2025, Balotelli: “Sogno ancora la Nazionale”
Uno stadio ha accolto SuperMario Balotelli, non il Teatro Sociale. Una platea di giovanissimi che applaudiva e incitava uno dei giocatori al tempo stesso più odiati e più amati dell’ultimo ventennio. Il talento senza allenamento resta fermo a un punto e Balotelli rientra in questa categoria.
Gli esordi al Lumezzane, l’avventura sfiorata con il Barcellona, l’Inter che lo accoglie grazie a Moratti: “Gli devo molto. Mi ha regalato l’Inter, ma anche responsabilizzato. Mancini? Importantissimo, soprattutto quando mi voleva bene. Io gliene voglio ancora.” Fino alla notte di Madrid, la Champions alzata al cielo. “Un sogno che rivivrei ogni giorno. L’Inter è stata parte della mia crescita, ma l’Inghilterra mi ha formato di più”. Poi i fischi di San Siro, la maglia tolta per rabbia. “Non ero abituato ai fischi dei miei tifosi. Ora non lo rifarei.” Al City, invece, la solitudine e la maglietta diventata simbolo. “Why always me era solo uno sfogo simpatico con il magazziniere. Ma in Inghilterra la stampa ha esagerato.” Poi di nuovo il capitolo Italia. “Dopo il City dovevo andare alla Juve, ero già in viaggio. Poi Mino mi mandò al Milan”. Con la maglia azzurra, invece, la storia finisce troppo presto. “Non so bene perché. Non c’erano veri problemi. Forse non piacevo al blocco Juve, non lo so. Ma io in Nazionale andavo fiero, orgoglioso di rappresentare l’Italia. Mi sembra che oggi quell’attaccamento non ci sia più. Riva, Baggio e uno tra Totti e Del Piero i più forti. Cassano? Pochi hanno avuto il suo talento. Ibrahimovic? Grande rispetto. Rompe le scatole, ma solo se ti vuole bene”. E un pensiero a Prandelli: “Con lui sono stato da Dio, in campo mi lasciava libero”. Dopo il Milan, il giro d’Europa. “In Turchia sono stato bene, soprattutto il primo anno con l’Adana. Fisicamente sto bene, speravo di restare uno o due anni in Italia. Adesso devo scegliere se andare all’estero o aspettare gennaio. Mi alleno da solo”. In ultimo, i temi che lo accompagnano da sempre: il razzismo e le balotellate. “È una vita che ci combatto. Il problema è alla base, non dentro gli stadi. La mia balotellata più divertente quando con mio fratello siamo entrati dentro un carcere femminile, i media hanno esagerato”.
E alla domanda finale, il sogno, non ha esitazioni: “Giocare un’ultima partita in Nazionale”.
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mercoledì 29 Ottobre 2025