Questo articolo fa parte del laboratorio Scrittori di classe
Nel settembre 2013 sono partita con un gruppo di ragazzi più e meno giovani per un viaggio, breve ma intenso, in Calabria. Io, con la mia inseparabile amica Elisa, salite sul pullman, non sapevamo bene cosa aspettarci da questa esperienza. Nel giro di poche ore, nonostante la timidezza iniziale, stavamo già facendo conoscenza con tutti, impedendo a molti di dormire con le nostre chiacchiere.
Una volta arrivati a Catona (in provincia di Reggio Calabria), dove alloggiavamo, non abbiamo potuto far altro che rimanere colpiti dalla bellezza di quella terra: le spiagge bianche, il mare cristallino, l’aria calda. Ma oltre che per andare in spiaggia e per gustare le prelibatezze calabresi eravamo lì per un motivo ben più importante: capire cos’è la ‘ndrangheta. Se c’è una cosa che ho appreso da quell’esperienza è che noi che viviamo al nord abbiamo molti, troppi, pregiudizi sia sulla gente del sud sia su quello che accade, mentre in realtà non conosciamo le cose per quello che sono realmente.
In quei tre giorni trascorsi in giro per Reggio Calabria ci hanno accompagnati dei fantastici ragazzi calabresi i quali hanno contribuito a rendere il viaggio ancor più indimenticabile: Noemi con la sua cortesia e gentilezza, Chiara con la sua simpatia e tutti gli altri con la loro ospitalità ci hanno subito accolti come dei vecchi amici. Abbiamo avuto varie testimonianze di persone che ogni giorno mettono in gioco la propria vita per lottare contro quella che è nota in tutto il mondo come “mafia”, persone che hanno perso un figlio, che hanno subito veri e propri attentati, persone che hanno il coraggio di parlare. Il vero problema lì, infatti, è l’omertà, il silenzio di chi vede e non parla, il silenzio di chi dovrebbe far rispettare la legge, la corruzione di chi dovrebbe avere a cuore il bene della popolazione.
È per questo che la cosa che mi ha colpito maggiormente di questo viaggio sono quelle persone che si sono unite in un’associazione, l’associazione “Libera”, per cercare di diffondere in tutto il territorio italiano la cultura della legalità. Molti si sono arresi, o non ci hanno mai provato, ma credo che finché esisteranno persone come loro che combattono per contrastare questo fenomeno ci sarà una possibilità di sconfiggerlo.
Il ricordo di questa esperienza non mi abbandonerà mai: le risate, la commozione, la bellezza di quel territorio, l’accoglienza delle persone che ho conosciuto hanno contribuito a farmi maturare e ad insegnarmi a conoscere nel profondo le cose prima di giudicarle.
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domenica 8 Dicembre 2024