Stop al fumo: la Francia prende una boccata d’aria fresca!
Dal 1° luglio 2025, in Francia è entrato in vigore un’importante restrizione: vietato fumare all’aperto in numerose aree pubbliche, tra cui spiagge, parchi, scuole e zone verdi urbane. Il provvedimento rientra nel piano, forse un po’ ambizioso, “Vers une génération sans tabac”, che mira a ridurre drasticamente il numero di fumatori entro il 2030.
Ma quali sono le implicazioni reali? E l’Italia, a che punto è? Secondo l’OMS1, il fumo causa ogni anno circa 7 milioni di morti: 6 milioni per consumo diretto, 600.000 per fumo passivo. Insomma, un numero esorbitante di fumatori, grandi ma anche molto piccoli. Ciò che preoccupa maggiormente, infatti, è il dato relativo all’abbassamento dell’età media del primo consumo, già prima dei 12 anni. Ben il 7,5% degli studenti tra 11 e 13 anni consuma sigarette e prodotti derivati, mentre la percentuale tra i 14-17 sale fino al 37,4%. A livello globale, poi, 37 milioni di adolescenti tra i 13 e i 15 anni fanno uso di tabacco. In Italia, è ben il 30,2% dei giovani che fuma o usa prodotti come le sigarette elettroniche, dannose anche se spesso considerate alternative “più leggere”.
Ma cosa si nasconde davvero dietro una sigaretta tradizionale o elettronica? Oltre all’assuefazione per la nicotina e alle sostanze cancerogene come catrame, monossido di carbonio, idrocarburi e metalli tossici che aumentano il rischio di infarti, ictus, demenza e tumori, c’è qualcosa di più.
Stereotipi sociali, influenza e il bisogno di far parte di un gruppo aumentano le forme di emulazione al fumo, senza contare la facilità con cui si può reperire un pacchetto di sigarette. Tenendo conto di questi fattori, risulta più facile comprendere i benefici che il divieto francese potrebbe portare: tutela della salute pubblica, riduzione del fumo passivo, contrasto alla sua normalizzazione tra i giovani e diminuzione dell’inquinamento ambientale causato dai mozziconi – tra le principali fonti di microplastiche nei mari.
Tuttavia, le critiche non mancano. Alcuni lo ritengono un’ingerenza dello Stato nella sfera privata, specie per chi fuma regolarmente. Restano dubbi anche sull’effettiva applicabilità del divieto e sul rischio che i fumatori si spostino in zone meno controllate. In tutto questo in Italia, il fumo è vietato nei luoghi chiusi pubblici e vicino alle scuole, ma le normative sono frammentarie e variano da città a città. Comuni come Milano e Bologna hanno introdotto divieti in parchi e fermate dei mezzi pubblici, ma manca un piano nazionale organico. Il modello francese potrebbe essere un esempio da seguire, ma serve anche una riflessione culturale più ampia. Isolare i giovani dalle tentazioni è impossibile, ma una regolamentazione più ferma, congiunte a forme più controllate di educazione e consapevolezza, possono rappresentare un passo concreto. Perché il diritto a respirare aria pulita dovrebbe valere ovunque. Anche all’aperto.
1 Rapporti accessibili al sito: https://www.who.int/
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sabato 22 Novembre 2025