“Ariaferma” il film di Leonardo di Costanzo che indaga indaga il carcere per dirci che “si è sempre parte dell’umanità”

Quello che il regista porta agli spettatori è un film del tutto diverso, nuovo all’interno del panorama cinematografico italiano. Una pellicola dai numerosi riconoscimenti: David di Donatello nel 2022 (Miglior sceneggiatura originale e Miglior attore protagonista a Toni Servillo) e Globo d’oro 2022 (Miglior film, Miglior regia e Miglior attore a Silvio Orlando).

 

Il film ha inizio con la chiusura del carcere di Mortone. I reparti vengono dismessi, gli uffici chiusi, le attività, le cucine e le visite dei parenti sospese fino all’effettivo trasferimento. Tutto procede, sennonché il meccanismo burocratico per 12 reclusi si inceppa, lasciandoli in quella prigione ormai poco funzionante. Insieme a loro resteranno pochi agenti e ispettori, guidati da Gaetano Gargiulo (Toni Servillo) in attesa di nuove disposizioni per il tanto atteso e definitivo trasferimento. Il clima si fa sempre più teso, così come più sfacciati gli ospiti del penitenziario: “È tosta stare in galera, eh? —Tu stai in galera, io no.— Ah, sì? Non me n’ero accorto. —Vogliamo fare gli spiritosi stamattina, Lagioia?— Per carità. Qua non c’è niente da ridere”. Tuttavia, la carenza di occupazioni per i carcerati, unita alla scarsa qualità dei viveri, porta un forte vento di scontento. A poco a poco una vera e propria rivolta è in atto, aizzata dal più rispettato dei detenuti, Don Carine Lagioia (Silvio Orlando): “Io penso che dobbiamo chiamare la direttrice. —La direttrice gestisce due carceri, noi 12 detenuti.— E non mi sembra che li stiamo gestendo, Gaetano”. Così, il capo ispettore cede alle pretese dei suoi prigionieri, contro i consigli dei colleghi poco disposti ad accontentare dei criminali. Eppure, il piano messo in atto funziona: i reclusi si calmano e le guardie rasserenano. Sennonché, il clima fin troppo agiato e quasi conviviale messo in atto porta, all’estrema sicurezza e sfrontatezza: “Non riuscite ad ammettere di aver avuto gli stessi sentimenti di un detenuto? […] —Parliamoci da uomo a uomo. Io e te non abbiamo niente in comune—”. Parole forti e soprattutto poco sincere poiché, infondo, all’interno di un carcere chi è davvero libero?

 

Un film intimo che vuole indagare i rapporti umani che si creano in un ambiente ristretto e soprattutto forzato. L’indagine sui rapporti interpersonali che si vanno a costruire oltre le divise e al di là delle sbarre. Una pellicola intensa con l’intento di ricordare che, nonostante le differenti scelte di vita compiute, si è sempre parte dell’umanità.

Cultura
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martedì 23 Dicembre 2025