FDS 2025 – Julio Velasco, l’eredità di un uomo straordinario
È impossibile che uno sciame sismico abbia attraversato la valle dell’Adige, rimbalzando tra le due pareti rocciose che la accompagnano. Eppure i sismografi trentini hanno registrato qualcosa. Epicentro? L’Auditorium Santa Chiara. Centinaia di persone stanno facendo ordinatamente la fila davanti all’ingresso. Si percepisce una strana vibrazione: chi gestisce biglietteria e ingressi è più nervoso del solito. E il pubblico tace. Tace. Il silenzio, tra le poltroncine che si gremiscono con il passare dei minuti, è quasi irreale. È come se fossimo studenti davanti al prof, prima dell’interrogazione. La tensione è palpabile. Nessuno tira un fiato. C’è qualcosa di grande in ballo. C’è qualcuno di grande. Julio Velasco. Quando il CT della Nazionale femminile di pallavolo fa il suo ingresso sul palco del Santa Chiara la tensione si scioglie in un applauso che sembra non terminare più. L’aura che emana questo peraltro mite (ma mitologico) allenatore è impareggiabile. Scuote tutto: magnitudo infinita del nostro gasometro personale.
Quello con Julio Velasco è l’ultimo incontro dell’ottava edizione del Festival dello Sport 2025. E più degna conclusione non poteva esserci. Velasco non è solo un grande allenatore (per chi avesse vissuto su Marte fino a stamattina: grazie a lui la pallavolo femminile italiana è campionessa olimpica e mondiale in carica), ma anche una grande persona. Di una saggezza sconfinata, alla cui fonte il pubblico del Santa Chiara si abbevera in religioso silenzio. Ridendo molto e commuovendosi. Velasco parla di tutto in un’ora e mezza di incontro che è difficile condensare in trenta righe. Bisognerebbe esserci stati, o recuperare la diretta streaming. E poi proiettarla in ogni scuola, in ogni palestra, in ogni ufficio. Che cosa sono gli errori e come superarli; che cos’è la fragilità e come conviverci; che cosa vuol dire avere paura e come affrontarla. Quella di Velasco è una lectio magistralis sulle emozioni di uomini e donne, giovani e adulti, atleti e non. Un compendio di scuola di vita, che alla fine lascia estasiati, un po’ intristiti, sicuramente ebbri, traboccanti di un sentimento che non si riesce a nominare. Ma che riempie, completa.
Al termine del Triumphus eternitatis Petrarca si chiede quale beatitudine indicibile potrà provare quando rivedrà Laura in paradiso, dopo il sentimento straordinario che ha vissuto in terra mentre lei era in vita e che racconta nel Canzoniere. Se a noi è bastata un’ora e mezza insieme a Julio Velasco per provare un’emozione così forte, ci domandiamo – certo, con un po’ di invidia – quale beatitudine possano provare le ragazze della Nazionale che hanno avuto, e ancora hanno, la fortuna di vivere quasi quotidianamente l’eredità di un uomo straordinario.
Credits: Archivio Ufficio stampa Provincia autonoma di Trento – Alessandro Holneider
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lunedì 20 Ottobre 2025