FDS 2025 – Michael Cooper: i miei fantastici Lakers

Non sarà stato il più famoso di quegli ultrafamosi Lakers degli anni Ottanta. Ma se in squadra con te avevi gente del calibro di Magic Johnson e di Kareem Abdul-Jabbar ritagliarsi uno spazio sulle prime pagine dei giornali non era certamente facile. Eppure Michael Cooper il suo l’ha fatto, e l’ha fatto molto bene. Altrimenti non stai 12 stagioni in quei Lakers e non vinci cinque anelli, diventando uno dei migliori difensori della lega. Ospite del Festival dello Sport di Trento, Coop ha voluto ricordare quegli anni, soffermandosi attorno ad alcuni grandi nuclei tematici.

Magic Johnson e Kareem Abdul-Jabbar. “Magic è arrivato dopo di me e ha portato tantissima gioia e allegria. Lui giocava per divertirsi ma ogni tanto dimenticava che il basket è un business che fa girare tantissimi soldi. Aveva un carisma incredibile: non ho mai visto nessun rookie imparare tanto in fretta quanto lui. Kareem è la persona più intelligente che ho avuto il privilegio di conoscere. Sapeva tante cose, era molto impegnato nel sociale e ci dava consigli di vita oltre che di pallacanestro. Ma non dovevi farlo arrabbiare, assolutamente: una volta, per il compleanno, gli abbiamo tagliato un paio di jeans che aveva e se l’è legata al dito, facendola pagare a tutti”.

Gli avversari. “Larry Bird è stato il mio avversario più tosto, ma mi ha anche preparato tanto: lo studiavo, riguardavo le sue partite, volevo anticipare le sue mosse e, prima di ogni partita, dovevo sapere che cosa mangiava, se aveva dormito bene e come stava. Era famoso per il trash talking? Forse con gli altri. Io ero talmente concentrato nel marcarlo che non mi accorgevo nemmeno che parlava. Quando affrontavamo i Celtics alle Finals, sapevamo che il mondo intero ci stava guardando. E vincere contro di loro era qualcosa che andava oltre il trofeo”.

Il suo impegno come allenatore nelle squadre femminili, a cui tiene tantissimo e con cui ha vinto due titoli nella WNBA (nel 2001 e nel 2002, con le Los Angeles Sparks). “Allenare le squadre femminili mi ha dato tantissimo, è stata una fantastica esperienza. Le ragazze sono più astute, più strategiche: ho imparato tanto da loro”.

Il suo rapporto con l’Italia, dove ha concluso la carriera, alla Virtus Roma. “Giocare a Roma è stato un sogno. La mia famiglia era felice, amavo la città e la gente. Non ho imparato bene l’italiano, e questo mi dispiace, ma mi sono divertito tantissimo”.

Credits: Archivio Ufficio stampa Provincia autonoma di Trento – Alessandro Holneider

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giovedì 30 Ottobre 2025