FDS 2025 – Un bronzo europeo che vale oro

Tra le tante cose indimenticabili che l’estate sportiva italiana ci ha regalato va contato sicuramente il Campionato Europeo di basket femminile, al termine del quale la Nazionale azzurra ha agguantato uno splendido bronzo, con pieno merito e forse qualche rimpianto. Il Festival dello Sport trentino non poteva non celebrare parte di quella squadra ed ecco allora sfilare sul palco di Palazzo Geremia, in una sala piena zeppa di persone, il coach della Nazionale, Andrea Capobianco, e due delle giocatrici che più hanno lasciato il segno nella competizione, Cecilia Zandalasini e Olbis Andrè.

Giusto qualche dato, per comprendere la portata dell’impresa: era dagli Europei in Svezia, nel 2003, quindi da ventidue anni, che una Nazionale italiana maggiore non vinceva una medaglia in una competizione europea di pallacanestro. Nell’occasione era stata la selezione maschile a vincere il bronzo, selezione che di lì a pochi mesi sarebbe poi andata a conquistare uno splendido argento alle Olimpiadi di Atene. Per quanto riguarda la Nazionale femminile erano trent’anni tondi, dagli Europei del 1995, che non arrivava una medaglia. Quella Nazionale si era arresa in finale solo all’Ucraina, e aveva conquistato l’argento.

Sul palco sfilano Zandalasini e Andrè, ma meriterebbe di comparire l’intera squadra azzurra, da Costanza Verona a Martina Fassina fino a Lorela Cubaj. E pensare che il cammino di avvicinamento all’Europeo era iniziato nel peggiore dei modi per l’Italia, con il gravissimo infortunio della giovane stella Matilde Villa che poteva minare lo spirito della squadra. Eppure, sostiene Capobianco, “l’infortunio di Villa ci ha dato la forza di stringerci ancora di più, di compattarci, di renderci ancora più squadra”. E il bronzo conquistato nella finale terzo-quarto posto contro la Francia è la chiara testimonianza di un percorso frutto non di individualità – per quanto talentuosissime – ma di una squadra che ha saputo davvero far fronte comune alle avversità.

Merito anche di coach Capobianco, che “ci ha dato consapevolezza nei nostri mezzi, l’idea chiara che potessimo farcela e che dovevamo scendere in campo con una fame mai sazia”. È stato questo aspetto a rendere possibile certe vittorie arrivate in extremis: “Quando mancano le forze, è l’aspetto mentale a fare la differenza. E le ragazze sono state bravissime, perché hanno fatto tutto quello che dicevo allora. Anche cose tatticamente molto difficili. Hanno saputo cambiare pelle sistematicamente, e questa è stata una cosa straordinaria”.

Le ultime parole del CT sono per i tanti giovani e le tante giovani presenti in sala: “Divertitevi e accettate i suggerimenti dei vostri allenatori. La correzione è il più alto livello di stima che un allenatore può avere nei confronti di un giocatore perché vuol dire che crede in te e che ce la puoi fare. E poi l’importante è lavorare, lavorare e lavorare. Perché la bravura non si compra al supermercato ma si costruisce con il lavoro costante”.

Credits: Archivio Ufficio stampa Provincia autonoma di Trento – Michele Lotti

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giovedì 30 Ottobre 2025