Roma; Stazione Tuscolana, ore dieci.
Seduti in attesa del treno, due attori ripassano il copione: lei, brunetta di una bellezza insignificante, ripete macchinosamente la sua battuta.
«O vedi che cce sta ‘na donna che ssse sta a affffogà?»
Baywatch in salsa Gadda.
Lui, sulla cinquantina, le fa da Pigmalione: «La o più lunga, unita alle seguenti… raddoppia la c… raddoppia la f… l’attacco più improvviso…»
E la sventurata continua a ripetere la sua frase, sempre più macchinosa, sempre più frustrata.
«Oooovvvedi che ccccce sta ‘nnna donna che ssse sta a affffogà?»
«Devi gesticolare!», le intima creando mulinelli in aria con le tozze braccia infagottate dal piumino. Sembra quasi uno di quei pupazzi gonfiabili a bordo strada agitati dal vento.
Lei, imperterrita, ormai vittima del suo stesso personaggio, ripete come un disco rotto la battuta:
«O vedi che ce sta ‘na donna che se sta a affogà?»
Tutti i pendolari sulla banchina guardano ormai verso i binari, nel tentativo di scorgere quella donna che sta affogando. Come in un dipinto di Dalí, sembra di vedere rompersi le traversine e liquefarsi il terreno: le mani dell’affogata che cercano l’aria.
«Il treno per Bracciano è in arrivo al binario 5»
Sussulto. L’aria smossa dai vagoni mi risveglia.
L’attrice ancora muove le labbra, indicando un punto imprecisato davanti a sé: lo stridore dei freni copre la sua nenia pietosa.
venerdì 20 Settembre 2024
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