[Michela Nanut, Giocoliere]
Michela inforca i suoi occhiali e ci prova. Tenta di mostrare a chi non li indossa i colori che vede e le forme che si concretizzano.
Attraverso una semplice scala riesce a raggiungere una luna bianca su un cielo verde, vede streghe in bianco e nero con maglie a fantasia anni ’80, ci mostra visi di donna azzurri di nervi.
Attratta da tinte forti e immagini dolcemente pop non ho resistito alla smania di farle qualche domanda.
Viene fuori che il suo vero mestiere non è quello dell’illustratrice, ma è un’insegnate di sostegno felice, anzi precisa «Mi piace lavorare con i ragazzi e non vorrei mai cambiare il mio lavoro a scuola con uno in cui sto a casa da sola!».
Non pare essere adatta, infatti, per una vita vuota di contatti umani. Le sue creazioni sono piene di situazioni e di desideri: sono piene di persone.
Ogni segno che lascia sembra frutto di naturale propensione al bello. Nel mio eterno chiedere mi sono sentita rispondere che le doti non bastano. «Non a me quantomeno» risponde quasi imbarazzata «Ho fatto e continuo a fare corsi. Sto lavorando e investendo molto sulla mia formazione».
E lo sta facendo nel modo giusto. Con il suo non-lavoro risponde anche a difficili interpellanze: che forma dare ad uno stereotipo? Che forma dare ad una’associazione che si occupa di dipendenze? Che forma dare ai pensieri?
Le chiedo come progredisce il processo creativo, come riesce a mostrare un’idea con un’immagine.
«Devo capire l’idea, sicuramente. E poi direi che deve anche piacermi. E a quel punto devo poterla fare mia» continua candidamente. «Se rimane l’idea di un altro non riesco a disegnare niente».
Curiosando sul suo sito, mi abbandono nel variegato portfolio: hai un opera preferita?
«Non è che le cose che faccio mi piacciano così tanto, ma sicuramente sono affettivamente legata a quelle che mi fanno ridere, quelle che mi sono venute di getto, come se fossero un’urgenza. ODIO MOZART al momento è quella che mi piace di più!»
[Michela Nanut, Odio Mozart]
E quasi la immagino china sul suo PC a tracciare ghirigori su quella nota sagoma. «La mia tecnica preferita è il disegno digitale. Perché posso correggere facilmente, e quando lavoro su commissione questa possibilità semplifica molto la vita di tutti i soggetti coinvolti nel progetto».
Le sue risposte, come le sue opere, mi hanno strappato onesti sorrisi. Quale delle sue illustrazioni posizionerebbe sulla facciata di un edificio di una zona molto trafficata (auto, persone a spasso, ecc)? La sua risposta evidenzia la superficialità della mia domanda «Non penso che mi piacerebbe avere una mia illustrazione in una zona molto trafficata e frequentata».
Forse ha ragione lei. Se quella strada non è almeno un po’ divertente, che senso avrebbe esporvi qualcosa?
Gli occhiali che inforca Michela Nanut sono vivaci e incantevoli.
domenica 8 Settembre 2024
Twitter:
domenica 8 Settembre 2024