Chiudi

Un'esperienza su misura

Questo sito utilizza cookie tecnici e, previa acquisizione del consenso, cookie analitici e di profilazione, di prima e di terza parte. La chiusura del banner comporta il permanere delle impostazioni e la continuazione della navigazione in assenza di cookie diversi da quelli tecnici. Il tuo consenso all’uso dei cookie diversi da quelli tecnici è opzionale e revocabile in ogni momento tramite la configurazione delle preferenze cookie. Per avere più informazioni su ciascun tipo di cookie che usiamo, puoi leggere la nostra Cookie Policy.

Cookie utilizzati

Segue l’elenco dei cookie utilizzati dal nostro sito web.

Cookie tecnici necessari

I cookie tecnici necessari non possono essere disattivati in quanto senza questi il sito web non sarebbe in grado di funzionare correttamente. Li usiamo per fornirti i nostri servizi e contribuiscono ad abilitare funzionalità di base quali, ad esempio, la navigazione sulle pagine, la lingua preferita o l’accesso alle aree protette del sito. Comprendono inoltre alcuni cookie analitici che servono a capire come gli utenti interagiscono con il sito raccogliendo informazioni statistiche in forma anonima.

Prima parte6

cm_cookie_cookie-wp

PHPSESSID

wordpress_test_cookie

wordpress_logged_in_

wordpress_sec_

wp-wpml_current_language

YouTube1

CONSENT

Scopri di più su questo fornitore

Google3

_gat_

_gid

_ga

Scopri di più su questo fornitore

RAP(arolacce)

RAP(arolacce)

Rhythm and Poetry; per i profani di musica due parole qualsiasi ma per gli esperti un richiamo inconfondibile al Rap, quel genere musicale che fa tappare le orecchie a chi predilige un linguaggio pulito ed elegante. Fra una rima e l’altra un susseguirsi ritmato di turpiloqui fa sorgere una domanda: perché tutte queste parolacce?

Il motivo va ricercato nel gioco delle Dozzine (“The Dozens”), in voga nei primi anni ’70 del Novecento fra i quartieri fatiscenti del Bronx newyorkese dove gruppi di ragazzi afro-americani si scatenavano in battaglie verbali nelle quali il vincitore annientava lo sfidante ammutolendolo a “suon di insulti”.

Provocazioni sessuali, esaltazione di difetti fisici o attacchi allo status sociale: un “botta e risposta” di rime offensive le cui vittime principali erano le madri dei concorrenti. Ma non solo. Quello che per tanti rimaneva un rozzo passatempo da cui diffidare, diventa per i giovani delle gang, un modo per narrare le difficoltà della vita di strada e manifestare le proprie capacità espressive: chi trionfava – come in un rito d’iniziazione – guadagnava il rispetto del gruppo.

Lo spirito irriverente e anticonformista del gioco ha lasciato una scia indelebile nel linguaggio “grezzo” ma autentico dei rapper; l’animo dei moralisti potrà ora darsi pace sapendo che l’uso compulsivo delle parolacce in questa musica ha un suo perché.

Cultura
Lascia un commento

I commenti sono moderati. Vi chiediamo cortesemente di non postare link pubblicitari e di non fare alcun tipo di spam.

Invia commento

Twitter:

martedì 16 Aprile 2024